Riguardo la morte di Adele De Vincenzi, la ragazza che ha perso la vita per una dose di ecstasy consumata e probabilmente tagliata male, si è espresso anche Marco Rigotti, parlando ai microfoni del Corriere della Sera. Marco è il padre di Gabriele, il ragazzo che ha somministrato alla sedicenne Adele la pastiglia letale. I ragazzo lavora nello stesso Albergo del padre, una struttura a una stella a Sestri Levante, e Marco Rigotti si era insospettito quando non aveva visto arrivare il ragazzo al lavoro, pensando che avesse fatto tardi e stesse ancora dormendo. Quando ha ricevuto la telefonata in cui Gabriele gli ha illustrato i tragici eventi della sera prima, Marco ha perso la testa, affermando di aver tempestato di parolacce e insulti il figlio, anche in presenza dietro la cornetta del vicequestore che lo stava interrogando. Insulti di cui ora Marco si è detto pentito, affermando di voler restare comunque vicino alla difficile situazione del figlio.
ADELE, UCCISA DALL’ECSTASY
PARLA IL PADRE DI GABRIELE, IL PRESUNTO SPACCIATORE
Situazione che non si è sbloccata con le indagini che stanno andando avanti: Gabriele avrebbe comprato le pastiglie da un coetaneo minorenne, che a sua volta avrebbe tirato in ballo uno spacciatore più inserito, originario dell’Ecuador. Di sicuro i ragazzi si sono ritrovati in mezzo ad un sistema complesso in cui una sola pasticca difettosa può stroncare una vita a soli sedici anni. Marco Riogotti si è detto consapevole di tutto questo, sottolineando di non considerare il figlio Gabriele uno spacciatore, ma solo una potenziale vittima della stessa sorte che ha visto protagonista Adele, purtroppo inconsapevole riguardo a quello a cui stava andando incontro. Marco ha affermato di voler abbracciare i genitori di Adele, dicendosi consapevole del fatto che il dramma ha investito i figli in maniera diversa, perché seppur nei guai con la giustizia, Gabriele è ancora lì con loro, mentre al contrario Adele non potrà purtroppo più far ritorno a casa tra le braccia dei suoi cari.