Continuano a susseguirsi gli sviluppi sul caso di Charlie Gard, il bimbo inglese per il quale è stata stabilita l’eutanasia a causa di una gravissima malattia genetica incurabile. L’Ospedale Bambin Gesù a Roma si è offerto per ospitare il piccolo Charlie nei suoi ultimi giorni di vita, offrendo le sue competenze di struttura all’avanguardia e al tempo stesso cattolica per riuscire a dare la dovuta assistenza anche ai genitori. Da Londra però sembra siano stati posti intoppi burocratici che negherebbero il trasferimento. Il Vaticano si è però esposto in prima persona, con il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, che ha affermato: “La Santa Sede farà il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo Charlie Gard”. L’obiettivo del trasferimento è quello di far proseguire le cure, decisione che striderebbe però con la doppia sentenza del Tribunale di Londra e della Corte Europea che ha stabilito come per il piccolo Charlie non ci sia cura possibile, con l’unica soluzione che sarebbe appunto il fine vita come stabilito dalle sentenze. (agg. di Fabio Belli)
Il Daily Mail online riporta in queste ultime ore alcuni brevi virgolettati della mamma di Charlie Gard: non specifica se siano parole dette oggi o se invece siano dei giorni scorsi, pubblicati solo in un secondo momento. Resta fermo però il contenuto, con la mamma del piccolo Charlie che da mesi vive assieme al marito la battaglia per la vita e la possibile speranza di quel fragile corpicino affetto da una malattia terribile. «Questi momenti sono ricordi preziosi che custodiremo per sempre come un tesoro nei nostri cuori tristi», sono le parole di Connie Yates ai colleghi inglesi. «Siamo davvero grati per tutto il sostegno ricevuto in questi momenti davvero difficili, ora però vi chiediamo di rispettare la nostra privacy mentre ci prepariamo a dire addio per sempre al piccolo Charlie», conclude la donna tra le lacrime. Nelle ultime ore le speranze per un trasferimento sono state raffreddate dal costante silenzio dell’ospedale inglese GOSH che rispetta forse la richiesta di privacy della stessa famiglia.
Il Mirror ha pubblicato poco fa una nuova immagine dei genitori di Charlie Gard abbracciati che guardano nella camera del GOSH (l’ospedale dove è ricoverato da molti mesi ormai il piccolo Charles) a pochi centimetri dal figlio sdraiato e attaccato al respiratore. La foto è della rivista FeatureWorld e viene spiegato dai media inglesi sarebbe stata rilasciata proprio dagli stessi genitori Chris e Connie (anche se non è apparsa sui social ufficiali, come invece capitato con le altre immagini e video che riguardano il piccolo Charlie) per mandare una sorta di “messaggio” alla premier May che finora in questa vicenda è rimasta in pieno silenzio, a differenza di quanto avvenuto dalla Santa Sede e dalla Casa Bianca. Una parola della premier inglese evidentemente sarebbe direttamente operativa sulla vicenda dell’ospedale inglese e probabilmente anche per questo Theresa May ha finora evitato il confronto diretto con questo tema scottante. Intanto però i genitori e l’intera comunità internazionale raccolta in preghiera per Charlie Gard sperano in un intervento all’ultimo per provare a dare un’ultima speranza al piccolo bimbo malato di una rara e devastante malattia.
Sull’Avvenire di oggi si trova una intervista a Monsignor Vincenzo Paglia sulla vicenda di Charlie Gard, il piccolo inglese ancora sospeso tra la decisione del distacco del suo respiratore e questi ultimi giorni di silenzio anche da parte dello stesso ospedale. Il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita richiede una profonda “alleanza d’amore che deve coinvolgere il malato, quando è possibile, ma anche i familiari, i medici, gli amici”. Secondo il presidente della Pav, è necessario ribadire un triplice “no”: «all’eutanasia attiva o passiva, all’abbandono e all’accanimento terapeutico, e un “grande sì” da pronunciarsi nei confronti dell’accompagnamento e del prendersi cura, che non vuol dire sempre guarire, ma sempre vuol dire commuoversi e stare accanto a chi soffre in ogni momento e in ogni circostanza», spiega ancora Paglia, che critica la decisione di affidare ad un tribunale le sorti di questa alleanza terapeutica, che così non esiste più. «E questo vanifica l’accompagnamento per far prevalere posizioni astratte e anche ideologiche. E qui ha ragione il Papa quando auspica che non venga trascurato il desiderio dei genitori di Charlie ‘di accompagnare e curare sino alla fine il proprio bimbo’».
Nelle ultime ore è arrivato un nuovo messaggio dei genitori di Charlie Gard che da giorni erano in silenzio per stare vicino al bimbo nei suoi ultimi attimi di vita. Eppure, il post apparso su Facebook qualche ora fa di Chris e Connie Gard senza spiegare nel dettaglio fa capire che la “battaglia” per la vita è ancora presente. I genitori hanno postato le proposte di aiuto della Santa Sede e del presidente Trump, e poi hanno aggiunto: «if he’s still fighting, we’re still fighting!!!», ovvero “se Charlie lotta ancora, lo facciamo anche noi!”. Tutto il contrario della rassegnazione, anche se non sappiamo nulla di più rispetto alle decisioni dei medici a fronte delle ultime novità arrivate soprattutto dall’ospedale Bambin Gesù di proprietà del Vaticano.
Il mondo resta col fiato sospeso per la sorte del piccolo Charlie Gard. Il bimbo inglese affetto da una rarissima malattia genetica per il quale è stata disposta l’eutanasia, dovrebbe cessare di vivere entro pochi giorni. Ma la comunità internazionale continua ad interessarsi dell’accaduto: e una voce autorevole si leva anche dall’Italia, per la precisione quella dell’Ospedale Bambin Gesù, uno dei più importanti ospedali pediatrici del mondo. Il Bambin Gesù si è offerto di ospitare il piccolo Charlie per il tempo che gli resterà da vivere, per fornirgli tutta l’assistenza necessaria e per alleviare il più possibile anche le sofferenze dei genitori: “Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere”. Questo il comunicato dell’Ospedale Bambin Gesù, anche se non è ancora chiaro se l’eutanasia su Charlie Gard sarà applicata già nei prossimi giorni o ci sarà da aspettare ancora. (agg. di Fabio Belli).
Sulle nostre pagine ieri in questi giorni è apparsa una bella lettera della neonatologia Elvira Parravicini che ha rivolto un invito alla famiglia di Charlie Gard (clicca qui per il testo integrale), sottolineando l’aspetto decisivo e centrale dell’accompagnamento fisico e morale in queste ultime ore di vita. «C’è una possibilità di curare Charlie? E se la medicina non ha cure, cosa si fa? Semplicemente e tragicamente, “staccare la spina” non è una risposta», scrive nella lettera al Sussidiario la Parravicini. «Se un bimbo ha una vita breve, tutto l’amore deve concentrarsi nel tempo che è dato. Non so quanto Charlie vivrà, ma di sicuro lui e voi avete bisogno di passare del tempo prezioso insieme, nell’intimità della vostra famiglia», con la neonatologia che spiega anche come la vita è preziosa sempre non per la lunghezza della stessa, ma per il segno che lascia nella storia e per “quando muove il cuore delle persone”, con in più un appello finale. «Vorrei essere lì per Charlie, per capire cosa la scienza medica può fare per lui e, anche se si arrivasse ad un punto che la scienza medica non può aiutare, vorrei lo stesso prendermi cura di lui per riuscire a farlo sentire bene, per fargli godere il più possibile la sua vita, la vita che gli è stata data e che nessuno può o ha il diritto di togliere».
È intervenuto sulla vicenda complessa e triste del piccolo Charlie Gard anche l’ex presidente della Pontificia Accademia per la Vita dal 2005 al 2008, il Cardinal Elio Sgreccia, che ha provato a sottolineare tutti i punti critici della sentenza prima dei giudici inglesi e poi della Corte CEDU (clicca qui per il testo integrale con i 10 punti di discussione). È durissimo il prelato che senza problemi afferma, «Sembra che tutto abbia concorso, negli ultimi sei mesi, a realizzare una sorta di “accanimento tanatologico” nei confronti del piccolo Charlie, una gara, da parte di giudici e medici, volta ad assicurare la soluzione più rapida possibile al suo caso, mettendo a tacere ogni rigurgito di speranza dei genitori». Sgreccia intende approfondire tutti quei punti critici che hanno portato a queste ultime ore di vita (a meno di clamorosi trasferimenti, come ha proposto ieri l’ospedale Bambino Gesù della Santa Sede). «L’inguaribilità non può mai essere confusa con l’incurabilità: una persona affetta da una male ritenuto, allo stato attuale della medicina, inguaribile, è paradossalmente il soggetto che più di ogni altro ha diritto di chiedere ed ottenere assistenza e cura, attenzione e dedizione continue: si tratta di un fondamento cardine dell’etica della cura, che ha come principali destinatari proprio coloro che versano in uno stato di vulnerabilità». E conclude con un ancor più netto appello alla stessa Corte europea di Strasburgo, «si può cogliere l’ambivalenza di chi, nel rivendicare la libertà di accesso totale ed indiscriminata all’eutanasia, basandola sull’esclusivo predominio dell’autonomia individuale, nega allo stesso tempo quell’autonomia decisionale in altri casi, come quello in esame, dove si ritiene che siano legittimati a decidere i soli medici, senza coinvolgimento alcuno dei genitori».