La telenovela estiva del rinnovo del contratto del giovanissimo portiere del Milan, Gianluigi Donnarumma, si è arricchita ieri di un’altra puntata. Questa volta il diciottenne giocatore rossonero, a quanto pare in procinto di chiudere un contratto milionario col club meneghino, ha deciso di non partecipare alle prove suppletive dell’esame di Stato cui era stato costretto dagli Europei Under 21 di calcio, ma di rinunciare — almeno per quest’anno scolastico — a conseguire la Maturità. Le agenzie di stampa dicono che sia volato a Ibiza per un periodo di vacanza. 



Sarebbe facile fare la morale e spiegare al giovane “Gigio” come comportarsi. Più difficile è, invece, cercare di cogliere il senso delle decisioni di chi ci sta accanto, sia esso un uomo di successo o un poveretto. La popolarità, il denaro, i riflettori puntati sempre addosso, portano nella vita molto stress e uno strano senso di esistere, di consistere, di sotterranea onnipotenza. Quando le cose ci vanno bene e abbiamo l’amore, i soldi e la salute, la domanda sul destino della vita, su quello che “ci sto a fare al mondo” improvvisamente sembra essere superata da un’onda emotiva potente che ci spinge a pensare che quegli interrogativi, quelle questioni che prima ci ponevamo con tanta insistenza, forse appartenevano ad una fase della vita ed erano frutto di mancanze e frustrazioni. “Il mondo è dei furbi”, ci spiega la saggezza popolare, “Chi vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza” cantava con sorprendente consonanza di intenti Lorenzo il Magnifico nel XV secolo. 



Quello che conta è ciò che riusciamo ad arraffare, a sottrarre a questo mondo che ci prende in giro e che — malvagio — tenta di portarci via qualunque bene dalla vita. Una grande paura e una grande delusione abitano in noi, una delusione profonda che ci spinge a credere che quello che abbiamo trovato, gli aperitivi, gli amici o il sesso, possano finalmente liberarci dal senso di frustrazione che attraversa le nostre giornate e che normalmente ci perseguita. La giocondità di questi giorni sembra aver lasciato alle nostre spalle qualunque dubbio, qualunque scrupolo, qualunque timore. 

Avevamo fretta di archiviare il Destino e di smetterla di lottare e lavorare duro per conquistarci un “pezzo” di felicità. Il cuore di Donnarumma è identico al nostro, è il cuore di un giovane uomo che si affaccia al balcone del tempo con la convinzione che tutto si possa rimandare e affrontare domani. Il portiere del Milan è indubbiamente stanco, forse anche provato dalle vicende dell’ultimo mese, ma ha scelto di rispondere a questa stanchezza rinunciando alla vertigine che si prova ad essere diciottenne inadeguato di fronte alla prima vera “prova” della giovinezza, la paura di un esame, il possibile insuccesso di una performance. 



Così, per non stare troppo vicino al nostro cuore spesso ce ne andiamo lontano. Illudendoci, in fondo, che esso non ci segua. Illudendoci che possa esserci un posto diverso dal nostro, diverso da quello che la nostra storia in questo momento ci chiede. 

Ma non si può condannare “Gigio” perché non fa la Maturità, non possiamo condannare noi stessi perché fuggiamo via lontani dalle nostre responsabilità oggettive. Si può solo guardare tutto questo con l’ironia e la pace di chi sa che non esiste un brandello di vita che possa essere bypassato, che non esiste una tappa del nostro essere uomini che possa davvero essere ignorata. Consapevoli che tutto, alla fine, riemerge e sfida. O per un’educazione o per un inatteso contraccolpo.