Il grande astrofisico Stephen Hawking, di recente ha tratteggiato una preoccupante prospettiva in merito alle sorti della Terra a causa del riscaldamento globale. Il noto cosmologo, fisico ed astrofisico britannico, in occasione di una intervista per il suo 75esimo compleanno ha puntato il dito contro il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump e la sua decisione di uscire dall’accordo di Parigi sul clima. “Siamo vicini a un punto di non ritorno oltre il quale il riscaldamento globale diventerà irreversibile”, ha spiegato Hawking, dando la sua visione catastrofica di ciò che potrebbe accadere in futuro, a causa di uno sconvolgente surriscaldamento globale, tale da trasformare l’atmosfera terrestre in qualcosa di molto simile a Venere. “La scelta di Trump potrebbe spingere la Terra oltre questa soglia e farla diventare come Venere, con temperature oltre 250 gradi e piogge di acido solforico”, ha dichiarato il celebre scienziato di fama mondiale alla BBC. Una visione certamente pessimista, quella avanzata da Stephen Hawking nei confronti delle sorti del nostro “pianeta azzurro”, il quale a sua detta avrebbe i “giorni contati” proprio a causa dell’azione dell’uomo. Eppure, nonostante l’autorevolezza delle sue dichiarazioni, non tutti sembrano aver condiviso il suo punto di vista, tanto da mettere in discussione la sua esattezza.
Tra coloro che sono intervenuti manifestando non pochi dubbi nei confronti della teoria catastrofica avanzata da Stephen Hawking, c’è stato Zeke Hausfather, studioso del clima e analista di sistemi energetici, il quale su Twitter ha commentato: “Un buon esempio che anche gli scienziati brillanti a volte dicono cose schiocche quando sono fuori dal loro campo di competenza”. Il problema riscontrato nelle dichiarazioni di Hawking, come riporta Mashable.com, è che non esiste alcuna possibilità che le medesime condizioni di calore esistenti su Venere possano verificarsi anche sulla Terra. Ciò sarà differente tra un miliardo di anni, quando cioè il sole sarà più luminoso del 10%. Venere è oggi considerato il più caldo dei pianeti del sistema solare a causa di un effetto serra con nuvole opache e perenni di acido solforico che impediscono la sua visione diretta. Qui le temperature sono infernali e possono raggiungere 482°, mentre l’atmosfera si pensa che sia per il 96,5% composta da CO2, con una pressione di 90 bars, a di un solo bar della Terra. Secondo quanto sostenuto dall’astrofisico e climatologo statunitense James Hansen, quanto prospettato da Hawking potrebbe accadere se si bruciassero tutte le riserve di petrolio, gas e carbone.
Tuttavia, in un articolo pubblicato su Nature Geoscience nel 2013, ciò potrebbe essere possibile ma non adesso né nei prossimi miliardi di anni. Un effetto serra sulla Terra paragonabile a quello presente su Venere, secondo l’autore dell’articolo, Colin Goldblatt dell’Università di Victoria potrebbe accadere solo in presenza di determinate condizioni, ovvero solo se si immettesse nell’atmosfera un quantitativo di diossido di carbonio 10 volte superiore rispetto a quello che si avrebbe se venisse bruciato tutto il carbone, l’olio e il gas. Ciò sarà possibile quando il sole sarà più vecchio e luminoso, ovvero “tra mezzo miliardo ed un miliardo di anni”. E proprio lo stesso Stephen Hawking aveva poi corretto il tiro asserendo che condizioni sulla Terra simili a quelle di Venere in termini di bar e di temperature, “sono solo plausibili su una scala di un miliardo di anni”.