La Corea del Nord non si tira indietro e anzi raddoppia il suo impegno a provocare danni ulteriori nella già complessa diplomazie internazionale, sull’orlo di una guerra mondiale. «Pyongyang conferma che il detonatore ha funzionato in termini appropriati, verificando con successo le tecnologie di ritorno nell’atmosfera delle testate nucleari su missili intercontinentali», spiega l’agenzia di stampa di regime KCNA. Intanto interviene anche l’Onu, su pressione di Trump che ha sollecitato più volte l’intervento della comunità internazionale, “altrimenti faccio da solo…”: «”è un’altra pesante violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. La leadership di Pyongyang deve evitare altre azioni provocatorie e rispettare i propri obblighi internazionali», spiega Antonio Guterres, segretario generale Onu. «La comunità internazionale deve essere unita per affrontare questa sfida», aggiunge ancora il portoghese, ma è proprio su questo punto con gli ultimi attriti Usa-Cina-Russia che il problema rischia di potersi allargare. (agg. di Niccolò Magnani)



La situazione in Corea del Nord non è a rischio escalation, ma è già cominciata e ha già raggiunto un livello assai grave con il coinvolgimento di tutti i maggiori protagonisti del Pacifico. La terza guerra mondiale purtroppo è molto vicina, almeno per le intenzioni degli Stati Uniti e ovviamente per le minacce sempre più ardite di Pyongyang. Le accuse arrivate nella notte sono gravissime, sentite: «Il test del missile balistico intercontinentale è un regalo ai maledetti bas…..i americani” per il loro Independence Day», è Kim Jong-un a parlare dopo aver presenziato al lancio del missile che ha di fatto travolto la già fragilissima situazione personale. Il 4 luglio ieri er infatti la festa della nazione Usa e secondo il regime questi tipi di “regali”, «dovremmo mandarli ogni tanto per rompere la loro noia». Per l’Onu questa è una grave violazione delle sanzioni e risoluzioni sul fronte balistico e nucleare ma per la Corea del Nord non vi sono problemi in atto, «noi continuiamo la nostra corsa verso il nucleare, nessuno ci fermerà». Ecco, appunto… (agg. di Niccolò Magnani)



-Non resterà senza conseguenze l’ennesima provocazione della Corea del Nord al resto del Pianeta, l’undicesimo test missilistico che sa tanto di prova di forza in vista di una possibile Terza Guerra Mondiale. Non stavolta, con un Donald Trump che su Twitter è sbottato direttamente contro il leader di Pyongyang, Kim Jong-un, ma che in una telefonata molto tesa con il presidente cinese, Xi Jinping, secondo il New York Times si è detto pronto anche ad agire da solo per porre fine al programma nucleare nordcoreano. E proprio il rapporto Usa-Cina in queste ore è sotto stress: le sanzioni avallate dagli americani nei confronti di istituti cinesi accusati di riciclare denaro che poi viene versato a Pyongyang è di fatto la pena da pagare, secondo la Casa Bianca, per aver fatto troppo poco per arginare l’espansionismo nordcoreano. Per questo motivo un Donald Trump frustrato avrebbe dato il via libera ad un attacco preventivo che contenga anche l’opzione militare, per quanto uno scenario del genere significherebbe morte certa per decine di migliaia di sudcoreani a Seul, da anni messi sotto tiro dal regime nordcoreano.



Il lancio del missile intercontinentale da parte della Corea del Nord caduto nelle acque territoriali giapponesi, oltre a scatenare l’ira degli Usa, per la prima volta sembra aver provocato una reazione importante di Cina e Russia. Citato dall’agenzia di stampa russa Tass, infatti, Vladimir Putin ha dichiarato che i due paesi interveranno “per congelare le attività nucleari nordcoreane e le esercitazioni militari congiunte su larga scala fra Stati Uniti e Corea del Sud”. L’inquilino del Cremlino, come riportato da Il Fatto Quotidiano, ha detto che “la nostra mutua priorità comprende una soluzione globale dei problemi della penisola coreana per assicurare una pace durevole e la stabilità nell’Asia nord orientale”. Delle dichiarazioni comunque importantissimi alla luce del prossimo G-20 di Amburgo, dove il dossier nordcoreano costituirà la portata principale nelle discussioni tra i grandi del mondo.