Ieri pomeriggio a Roma c’era anche lui, Plinio Fernando, a salutare il collega e “padre” Paolo Villaggio: proprio lui era infatti Mariangela, la figlia non propriamente bellissima di Fantozzi in tutti i film della saga del buon ragioniere. Uomo schivo, che non fa più l’attore ormai e che in pochissime parole ha voluto raccontare il suo ricordo e rapporto con l’amato genovese scomparso: «Se è stato un grande onore lavorare con lui? Certo, lo ricorderò con piacere. Fare film con lui è stato una parte della vita. Interpretavo la figlia di Fantozzi ma mi piacciono le belle donne… », spiega con un punta di ironia Plinio Fernando, che infatti ammette subito dopo ai cronisti accorsi alla Casa del Cinema, «Quando ho saputo che dovevo interpretare la figlia ho chiesto di fare un altro ruolo, ma il lavoro è lavoro. Era un lavoro come un altro». Seduto vicino alla “mamma” Pina, alias Milena Vukotic, per un attimo il tempo si è fermato e si è ritornati indietro di 40 anni, con la storia di Fantozzi che pareva davvero essere di nuovo tutta lì, con Mariangela e Pina di nuovo davanti all’ennesima e “ultima avventura” del loro amato Ugo-Paolo. (agg. di Niccolò Magnani)
È Ricky Tognazzi, figlio del grande Ugo, a ricordare quel Paolo Villaggio che del nome Ugo (Fantozzi) ne fece una carriera praticamente a parte. Ieri davanti alla Città del Cinema ha recitato una letterina che lo stesso Villaggio aveva scritto per commentare il suo amore per i funerali: «Paolo mi diceva sempre , “bisogna pianificare la dipartita, ovvero morire prima del tg delle 20”». Fantozzi-Villaggio era così, geniale e sprezzante, in una sola battuta: «Villaggio era come Chaplin, Keaton, Allena, quegli artigiani geniali di vite inventate o rubate. E poi tutti noi siamo stati Fantozzi. Chi per un minuto e chi per una vita intera», spiegava Walter Veltroni davanti alla folla di amici e parenti radunati per salutare quel piccolo e grassoccio uomo di nome Paolo, che chissà quante risate si farà fatto da quel cielo raggiunte dopo una vita certamente intensa, anche se non sempre felicissima. (agg. di Niccolò Magnani)
Un addio lungo, una festa per il cinema e un cordoglio davvero difficilmente visto in epoca recente per un personaggio pubblico come era Paolo Villaggio: un saluto che va molto oltre, è una sorta di ringraziamento per avere descritto così bene e così da vicino l’Italia dal boom e alle prime incertezze fino al capitalismo sfrenato e contraddittorio. Il buon Fantozzi ha saputo essere una sorta di terapista, anzi un “terapeuta” per usare le parole di Villaggio nella sua ultima e lunga intervista realizzata durante le riprese del film “La voce di Fantozzi”. «Per fortuna Fantozzi – dice – è stato anche un terapeuta liberando gli italiani da quella cultura consumistica, delle settimane bianche e dello spendere a tutti costi per essere felici», spiega Paolo nell’intervista mandata in onda ieri sera prima della proiezione del film “Fantozzi” alla Casa del Cinema di Roma. «Lui faceva le vacanze e tornava infelice. Così molti italiani capirono, forse per la prima volta, di non essere dei fenomeni così isolati quando le loro vacanze erano tragiche», racconta un amaro Paolo Villaggio davanti alle lacrime dei tanti amici presenti per quell’ultimo ringraziamento-saluto. (agg. di Niccolò Magnani)
Camera ardente e ultimo saluto per Paolo Villaggio: è stato il giorno del commiato verso il grande attore genovese, scomparso a 84 anni. La città di Roma, che lo aveva adottato durante la sua carriera artistica e dove ha vissuto a lungo, ha salutato una delle ultime grandi maschere comiche del nostro cinema, capace di far ridere con sferzante umorismo, ma anche di far riflettere su una una società degli anni settanta dove le figure degli impiegati, dei padroni e di una società che sembrava immutabile venivano rilette con feroce sarcasmo. Sono stati molti i cittadini che hanno partecipato anche alla cerimonia laica di saluto, nel tardo pomeriggio presso la Casa del Cinema di Roma, dove anche molti attori e colleghi si sono presentati per porgere l’estremo saluto a Paolo Villaggio.
Interpellato da stampa e tv, il figlio Pierfrancesco, che ha avuto un rapporto molto conflittuale con il padre Paolo Villaggio, con il quale si è però decisamente riappacificato negli ultimi anni della sua vita, ha commentato l’occasione con la tipica ironia che sarebbe appartenuta al padre. Pur nell’amarezza della circostanza, Pierfrancesco ha sottolineato come la giornata, con la grande ondata d’affetto tributata a Paolo Villaggio, sarebbe stata giudicata bellissima da suo papà. Una delle preoccupazioni di Paolo Villaggio in vecchiaia, a detta del figlio, era quella di morire durante lo svolgimento di un evento come, ad esempio, i Mondiali di calcio: “Non mi si filerebbe nessuno”, spiegava Villaggio che ha sempre amato essere al centro dell’attenzione, una sorta di egocentrismo che gli è costato anche momento difficili e incomprensioni proprio con il figlio. Piefrancesco Villaggio ha ricordato come il padre negli ultimi tempi abbia sempre parlato dell’eventualità della morte in maniera scherzosa, senza mai affrontare davvero con serietà o in maniera riflessiva l’argomento.
E sono stati davvero tantissimi i vip che si sono alternati durante la giornata di mercoledì davanti al feretro di Paolo Villaggio, sia alla camera ardente sia nel corso della cerimonia laica presso la Casa del Cinema. Dai registi come Ricky Wognazzi, Lina Werthmuller e Walter Veltroni, e poi Renzo Arbore che ha ricordato l’ironia dissacrante che ha sempre caratterizzato Paolo Villaggio, e ancora Luca Cordero di Montezemolo, Massimo Boldi ed anche due dei personaggi più amati e conosciuti della saga di Fantozzi, ovvero Milena Vukotic, che ha interpretato per anni la moglie Pina, e Plinio Fernando, conosciuto per la parte della figlia Mariangela. Anche Beppe Grillo, da genovese DOC, ha voluto ricordare l’amicizia e il legame con Paolo Villaggio, sottolineando come, seppur in maniera critica come è in linea col suo carattere, avesse mostrato simpatia negli ultimi anni per il Movimento 5 Stelle a livello politico.