Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rotto il silenzio intervenendo oggi in risposta al recente lancio di un missile balistico intercontinentale da parte della Corea del Nord e che apre la strada ad una ormai quasi inevitabile terza guerra mondiale. Dopo quanto accaduto, riporta l’agenzia di stampa Ansa, Trump ha detto che gli Usa starebbero valutando “cose piuttosto severe”. Nel corso della conferenza stampa tenutasi a Varsavia, inoltre, il presidente ha chiesto ai Paesi di far fronte a comportamento di Pyongyang definendolo “molto, molto cattivo”. Nel corso del suo discorso, Trump ha ribadito ancora una volta come per gli Usa il comportamento della Corea del Nord sia stato “infame e pericoloso” e, riferendosi ancora ai paesi di tutto il mondo, ha sperato che possano opporsi con forza alla minaccia globale nordcoreana. Nel corso della conferenza, infine, Trump ha invitato la Corea del Nord ad abbandonare subito qualunque programma in corso di implementazione dell’arsenale delle armi di distruzione di massa, stoppando immediatamente anche i test missilistici al fine di potersi sedere al tavolo con la comunità internazionale ed aprire la strada al dialogo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



È un braccio di ferro continuo quello che all’Onu e in particolare al consiglio di sicurezza si sta consumando tra Usa, Cina e Russia: una terza guerra mondiale diplomatica che dovrebbe cercare invece di porre freno alla guerra mondiale purtroppo come rischio dopo le continue minacce della Corea del Nord. Trump propone nuove sanzioni, ma la Cina e la Russia non ci stanno e ritornano al “vecchio e amato veto” in sede di Consiglio di Sicurezza: erano stati gli ambasciatori di Washington e Parigi a proporre nuove misure ma l’asse “nuovo” tra Pechino e Mosca ha rimesso tutto in discussione.



L’intero è chiaro: mettere a “nudo” il re, ovvero Donald Trump e gli Stati Uniti in questo nuovo corso post-Obama molto più aggressivo. Si rischia di dimenticarsi che Pyongyang prosegue nel lancio di missile e non intende minimamente dismettere la corsa al nucleare: chi per primo farà un passo indietro? Proprio su questo punto si dovranno osservare i prossimi step perché dalla risposta a questa domanda molto dipenderà del futuro prossimo di un ordine mondiale a serio pericolo.

La Corea del Nord ha affermato di possedere un missile intercontinentale perfettamente testato e funzionante, e questo non giova di certo al clima da Terza Guerra Mondiale che continua a farsi largo nel pianeta. Presso il Consiglio di Sicurezza Onu, la tensione tra Usa e Russia è salita letteralmente alle stelle riguardo le misure da adottare per tenere a freno i propositi bellicosi di Pyongyang. L’ambasciatore russo Vladimir Safronkov ha affermato senza mezzi termini come: “Le sanzioni non risolveranno la crisi nordcoreana e non possono essere la soluzione”. L’ambasciatrice statunitense Nikki Haley ha risposto per le rime, sottolineando come: “Se la Russia non vuole sostenere misure più severe contro Pyongyang deve mettere il veto alla bozza di risoluzione”. In ogni caso la Haley ha sottolineato come sia intenzione di Washington tirare dritto per la propria strada, ritenendo ormai insufficiente la strategia esclusivamente diplomatica di fronte a quelle che gli Usa considerano vere e proprie provocazioni da parte della Corea del Nord.



L’immobilismo russo verso Pyongyang ha irritato molto gli Stati Uniti, visto che la stessa ambasciatrice Haley ha sottolineato come il lancio di un missile a gittata intercontinentale da parte della Corea del Nord non possa che essere valutato in altro modo come un atto di guerra, rendendo di conseguenza il mondo un posto meno sicuro non solo per gli Usa, ma per tutta l’umanità. La strategia dettata da Donald Trump è d’altronde chiara da tempo, con gli Stati Uniti che non esiteranno ad utilizzare ogni mezzo possibile per cercare di frenare quella che è stata definita dalla Haley come una pericolosissima escalation militare da parte della Corea del Nord. Mosse che potrebbero però ancor più alimentare il disappunto della Russia, che ha sempre sottolineato alle Nazioni Unite il diritto all’autodifesa di Pyongyang, e che non valuta test militare anche di grande importanza come un pericolo, se effettuati per provare esclusivamente eventuali strategie difensive.