Cosa succederebbe se i genitori di Charlie Gard trovassero Gesù che passa per la strada? In mezzo al vociare di tanta gente, ciascuno con la sua opinione e voglia di dire la sua, cosa farebbe Gesù? Viene fatto di pensare che, davanti a questa tragedia umana come a tante altre simili, Gesù non direbbe niente, semplicemente si chinerebbe a disegnare per terra e aspetterebbe che si faccia silenzio. Non pronuncerebbe alcun giudizio, ma inviterebbe tutti ad andare oltre e a «non peccare più», come si legge nel vangelo di Giovanni (8, 11). Non sarebbe una raccomandazione fuori luogo? Dove si trova il peccato in situazioni come questa? Se peccato è rottura di equilibrio e di armonia, risultato di confusione e ignoranza ma anche inevitabile caduta dell’agire umano, si può purtroppo dire che il peccato qui è ovunque.



È peccato la mercificazione che si fa di una sciagura familiare. Giornalisti affamati di notizie ed esperti di vario tipo si nutrono di questioni come questa per mestiere. I commenti di costoro possono essere come tante pietre lanciate contro un bambino senza difesa e i suoi genitori allo sbaraglio. È peccato quello che nasce da decisioni cliniche inevitabili che devono essere prese come un aut aut davanti a situazioni difficili o impossibili da risolvere. È ugualmente peccato quello di chi non vede e di chi consiglia e illude malamente. È infine gran peccato quello di imporre decisioni dal di fuori, che infrangono il sacro vincolo personale che lega figli e genitori ma anche medico e famiglia. In risposta a tutto questo, l’esortazione di Gesù ad andare oltre non peccando più vorrebbe forse dire ritrovare nel silenzio il mistero della vita e lasciare con fiducia che faccia il suo corso. (Gianpaolo Dotto)



da L’Osservatore Romano 8 Luglio 2017

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