Caro direttore,
quindi ha vinto la scienza ragionevole del Great Ormond Street Hospital, ed il principio legale e istituzionale che l’ha supportata. A Charlie Gard pertanto è stata staccata la spina ed ovviamente ha smesso di vivere.

Una tale vicenda va guardata con attenzione perché rivela, in modo drammatico, una deriva specifica ed una pericolosa anomalia di quello che Max Weber, ai primi del secolo scorso, ha definito con il semplice termine di potere “legale-razionale”. Questo tipo di potere, basato sul primato dello Stato di diritto e su una efficace ripartizione delle competenze, ci è indispensabile, perché è grazie ad esso che si evitano le derive dittatoriali, così come si evitano le stasi dinanzi ad una tradizione acriticamente e meccanicamente riprodotta. 



Ma è anche vero che, nel caso delle autorità del Regno Unito e di quelle europee che ne hanno confermato le scelte, si è assistito a qualcosa di diverso. Possiamo definirlo come una straordinaria capacità di autoreferenzialità, e quindi di indifferenza, dinanzi ad una sollevazione collettiva di tipo eminentemente morale. Infatti, né la volontà dei genitori, né la mobilitazione popolare, né le équipe pediatriche specializzate del Bambino Gesù, né gli specialisti americani e di altri paesi, né Papa Francesco, né gli Stati Uniti di Trump, sono riusciti a cambiare ciò che la direzione ospedaliera, ma anche la corte di Londra, infine la Corte europea dei diritti umani, dopo aver compiuto un esame approfondito del caso, avevano stabilito. 



Dinanzi alla catena di queste autorità che da Londra sono arrivate fino a Strasburgo, ed il cui potere è giuridicamente inoppugnabile, tutto è sembrato sciogliersi in banali emozioni e in umani affetti per i quali provare umana tenerezza e sincero rispetto, ma il cui valore è stato ritenuto come sostanzialmente irrilevante sul piano delle scelte “legali-razionali”. Così come sono stati valutati ininfluenti anche i tentativi da parte di altre istituzioni, politiche, scientifiche o morali che pure sono intervenute, anche se informalmente. 

Il sommarsi dell’autorità ospedaliera con quello dell’autorità giudiziaria, britannica prima ed europea poi, ha rivelato una potenza incredibile, dando prova di una inamovibilità spettacolare. Non è stata sconfitta solamente la famiglia Gard, né la sola opinione pubblica mondiale. In questo scontro tra titani sono state la politica stessa assieme alla libera ricerca scientifica, ad essere richiamate all’ordine: né l’una, né l’altra hanno avuto infatti la possibilità di interferire con le autorità dell’ospedale di Londra, una volta che la decisione di questi era stata confermata dalle Corti di Giustizia ai diversi livelli.



Ed è proprio qui, nella potenziale possibilità del potere “legale-razionale” di essere totalmente impermeabile alle pressioni esterne — una possibilità che in questo caso si è drammaticamente verificata — che risiede il vero nocciolo duro della modernità come impresa politico-organizzativa. Riaffidare ai genitori il piccolo Charlie avrebbe significato riconoscere un potere superiore, un’istanza morale alla quale inchinarsi, un principio primo da intercettare e rispettare. Ma il potere “legale-razionale” generato da una tale filiera (potere scientifico legale, potere giudiziario nazionale, potere giudiziario europeo) si è rivelato assolutamente indisponibile ad una simile rinuncia. Detentore di un ruolo-chiave che lo proteggeva da qualsiasi pressione esterna, un tale circolo si è ben guardato dall’abbandonare il potere assoluto che di fatto detiene.

Del resto, anche il silenzio imbarazzante che proviene da larga parte dell’universo culturale contemporaneo costituisce la prova più evidente di come la scelta “legale-razionale” compiuta sia stata formalmente ineccepibile. Ogni istanza morale, ogni primato affettivo, anche quando è supportato da un’onesta, benché scientificamente molto circoscritta, possibilità di tentare un recupero di Charlie Gard, sono stati messi da parte. I medici del Gosh si sono rifiutati di prendere in esame le analisi di altre équipe e, forti della loro giurisdizione, hanno rivendicato il loro legittimo potere decisionale. Ed hanno vinto. Da oggi, saranno ancora più forti di prima. 

C’è tutto da temere da una tale ragione, da una tale conoscenza — tanto più quando si blinda dentro l’autoreferenzialità dell’analisi scientifica — quando non è temperata dalla prudenza. Quella prudenza che avrebbe suggerito di ascoltare le richieste provenienti dall’universo dei principi morali. Quella prudenza che avrebbe indotto a riconoscere il diritto dei genitori a riavere il loro figlio. Nessuno avrebbe contestato una scelta dettata da motivi evidenti di umanità che tutti avrebbero compreso. Ma ciò significava riconoscere dei limiti al potere di cui sopra, significava subordinare il parere scientifico al primato morale del diritto alla vita, significava riconoscere un’istanza morale superiore. Le autorità sanitarie del Gosh si sono ben guardate da un simile riconoscimento, che avrebbe certamente rimesso in discussione il primato che di fatto detengono.  

Vale assolutamente la pena interrogarsi su una simile degenerazione autoreferenziale del potere legale-razionale, in virtù della quale questi diventa in realtà un potere assoluto e inattaccabile. Si aprono qui le porte di una riflessione non più rinviabile, in quanto è oramai indispensabile interrogarsi sulla legittimità morale e l’indecenza sostanziale di un tale pericolosa autonomia.