Quando i carabinieri hanno fatto irruzione nel loro garage-lager si sono trovati di fronte una scena a dir poco raccapricciante. Quaranta metri quadri di buio e sporcizia, di disordine e degrado: in mezzo a questo scenario c’erano mamma e figlio, lei quasi 80enne, lui disabile, persone facili da raggirare, che per anni avevano dovuto convivere con il timore di non fare arrabbiare i loro aguzzini. A tenerli sotto scacco c’era rispettivamente il figlio e fratellastro dei due reclusi, che insieme alla convivente aveva pensato bene di sopperire alla disoccupazione vampirizzando le pensioni delle due povere vittime. Mamma e figlio, dopo l’intervento dei carabinieri, sono stati trasportati all’ospedale di Vigevano: all’interno della struttura riceveranno finalmente le attenzioni e le cure di cui in questi anni hanno dovuto fare a meno. Nel frattempo il lavoro dei Carabinieri di Pavia, coordinati dal Sostituto Procuratore Roberto Valli proseguono: c’è da identificare eventuali complici. Perché tra i vicini di casa, fanno sapere, qualcuno sapeva e non ha parlato.



MAMMA E FIGLIO IN SCHIAVITÙ A COZZO, PAVIA: ULTIME NOTIZIE 1 AGOSTO 2017

RECLUSI DA ANNI DAI FAMILIARI

Ha dell’incredibile la vicenda di una mamma e del suo figlio disabile a Cozzo, in provincia di Pavia, ridotti in schiavitù dai loro stessi familiari per anni, costretti a vivere all’interno di un garage di 42 metri quadri scarsamente illuminato e arieggiato, prima dell’intervento dei carabinieri. I maltrattamenti, come riportato da Il Fatto Quotidiano, erano perpetrati dall’altro figlio dell’anziana donna sottoposta a sevizie, una signora di 78 anni, e dalla sua convivente. Sono stati loro, negli ultimi anni, ad assicurasi che la donna e il figlio disabile intellettivo restassero all’interno del magazzino-lager mentre loro godevano della pensione di entrambi. Ai due malcapitati era concesso di mangiare una sola volta al giorno e di dormire non su letti normali, bensì su classici materassini da mare. Per non parlare dell’espletamento dei bisogni fisiologici: quando andava bene mamma e figlio potevano arrangiarsi con dei contenitori di fortuna, mentre altre volte erano costretti a fare tutto in cortile. Per schiavizzarli i due carcerieri avevano pensato veramente a tutto, perfino ad un sistema di videosorveglianza che li metteva al riparo da cattive sorprese e gli consentiva di avere sempre la situazione sotto controllo?



COSTRETTI A LAVARSI CON LA POMPA DEL GIARDINO

La vicenda della mamma e del figlio ridotti in schiavitù in quel di Cozzo, paesino di 370 abitanti della provincia di Pavia, è destinato a far discutere. Non solo per le condizioni terribili in cui i due erano costretti a vivere: picchiati quando i due aguzzini non erano soddisfatti del loro atteggiamento, impossibilitati a lavarsi mediante una normale doccia ma costretti, quando andava bene, a rinfrescarsi con una pompa di giardino. Ciò che adesso ci si domanda, infatti, è come sia stato possibile – se l’ipotesi dei carabinieri verrà confermata – che in un paesino tanto piccolo nessuno si sia accorto di quello che stava avvenendo nel garage degli orrori. Secondo gli inquirenti mamma e figlio disabile erano ridotti in questo stato ormai da anni, fin dal trasferimento del nucleo familiare in quel di Cozzo. I carabinieri vogliono dunque escludere eventuali connivenze da parte dei vicini di casa, che porterebbero altrimenti ad una denuncia per favoreggiamento. In questo momento, però, gli unici indagati restano il figlio dell’anziana donna e la sua convivente, chiamati a rispondere di maltrattamenti in famiglia, circonvenzione e abbandono di persona incapace.

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