Johnny lo Zingaro è tornato a parlare. Lo ha fatto per la prima volta dopo l’evasione dal carcere di Fossano, dove sta scontando la condanna all’ergastolo. Bandito tra i più noti, sembrava aver trovato la tranquillità tra lavori sociali e i permessi di cui poteva godere. Tutto è cambiato dopo l’ennesimo tentativo di evasione, forse il più inaspettato di una lunga carriera criminale. Johnny lo Zingaro, al secolo Giuseppe Mastini, era uscito lo scorso 30 giugno per andare a lavorare, ma non aveva più fatto ritorno al carcere di Fossano. Una decisione che ora il bandito spiega parlando d’amore, l’amore che l’avrebbe spinto tra le braccia della donna che aveva segnato la sua gioventù. Ovvero Giovanna Truzzi, la sua compagna che per appoggiarlo in questa nuova fuga, aveva a sua volta violato il regime degli arresti domiciliari alla quale era stata condannata. Johnny lo Zingaro e Giovanna Truzzi erano stati sposati addirittura all’età di tredici anni, con la cerimonia Sinti celebrata nel pieno delle tradizioni delle origini di Johnny.
JOHNNY LO ZINGARO, EVASO PER AMORE
LE SCUSE DEL BANDITO DOPO L’ENNESIMO COLPO DI TEATRO
E’ stata proprio la condanna di Giovanna Truzzi a spingere Johnny lo Zingaro a tentare l’evasione. In attesa di una condanna definitiva a due anni di reclusione, la donna sarebbe stata costretta a restare definitivamente lontano da Johnny. E i due hanno dunque tentato un ultimo colpo di coda verso la sorte, una fuga decisa all’improvviso, almeno secondo Johnny lo Zingaro, compiuta comunque con l’intenzione di non fare del male a nessuno né di commettere altri reati, se non ovviamente quello di violare la custodia cautelare. Enrico Ugolini, legale di Johnny, ha spiegato questi particolari, spiegazioni arrivate direttamente dalla bocca del suo assistito, che ha affermato: “Mi spiace di aver deluso la mia psicologa, il magistrato di sorveglianza, il personale di polizia giudiziaria e tutti quelli che hanno creduto in me”. Effettivamente prima della fuga la condotta di Johnny lo Zingaro era stata praticamente irreprensibile, tanto che nonostante la condanna all’ergastolo era stato affidato al programma di servizi sociali.