Voleva essere un uomo, ma dopo esserlo diventato ha capito di aver sbagliato ed è tornata ad essere una donna. Come ci è riuscita? Grazie alla fede in Dio. Questa è la storia di KathyGrace Duncan, ex transgender che ai microfoni di The Cristian Post ha raccontato la sua trasformazione. Tutto è cominciato ai tempi della scuola materna: lì ha capito che voleva essere un ragazzo. Sognava di andare a prendere la sua fidanzata, ma sapeva di dover fare attenzione per mantenere segreto il suo desiderio di essere maschio. Lo ha confidato solo ad un amico, che si è rivelato entusiasta all’idea che avrebbe avuto un “fratello” con cui andare a caccia di ragazze. I problemi a casa hanno poi alimentato il suo sogno di non essere più femmina: assisteva alle continue liti tra i suoi genitori, agli abusi verbali ed emotivi del padre nei confronti della madre. Ciò l’ha spinta a credere che per essere potente e amata doveva essere un uomo. Vittima di molestie da parte del fratellastro quando aveva dieci anni, ha cominciato a pensare seriamente ad un cambiamento radicale della sua vita quando ha cominciato a frequentare la scuola superiore. Ha trovato uno psichiatra disposto a prescriverle cure ormonali, ma voleva che si allontanasse prima dalla sua famiglia. Così fece, non senza prima rivelare a sua madre le sue intenzioni.
EX TRANSGENDER: DIVENTA UOMO MA POI SI PENTE
LA SVOLTA GRAZIE ALLA FEDE IN DIO
Quando aveva 20 anni diventò Keith, si sottopose ad una mastectomia e cominciò a lavorare come uomo. Ma cominciò anche a frequentare una chiesa, da cui venne allontanata quando scoprirono la sua storia. Così fece poi il suo datore di lavoro. Nonostante ciò non ha mai perso la fede in Dio, che ha coltivato frequentando un’altra chiesa, a Vancouver. Lì comprese di aver sbagliato tutto. Apprese che il corpo è considerato il tempio dello Spirito Santo, quindi si chiese cosa stesse facendo lei al suo corpo. Così cominciò a rimpiangere la sua trasformazione e a coltivare il desiderio di tornare ad essere donna. Tornò a Portland, dove venne seguita da un movimento cristiano che l’ha aiutata a trovare il suo vero sé in un processo durato otto anni. Questa esperienza l’ha spinta a riflettere anche sul rapporto tra religione e sessualità: «Capisco che quelle scritture che mi indicavano erano esatte, ma in quel momento non le comprendevo. Non sono le Scritture ad avermi guarita, ma mi hanno aiutata. I cristiani devono imparare a stabilire una relazione con le persone transgender, camminare al loro fianco. Io dovevo sentirmi amata e sapere che non mi avrebbero spinto in un posto dove non potevo ancora andare. Le cose devono cambiare prima dentro di noi per riuscire a mostrare poi un cambiamento all’esterno».