Il fenomeno delle “spose bambine” da qualche tempo ha trovato spazio anche sui social, dove non sono rare le immagini di giovanissime, strappate alla loro infanzia, spesso rapite e costrette ad un matrimonio imposto per diverse ragioni. Non solo per un fattore squisitamente culturale, ma sempre più economico e sociale. A lanciare un ultimo allarme su questa tendenza tutt’altro che superata è l’Onu che pone l’accento su quanto accade in Giordania, terra che oggi ospita migliaia di profughi siriani. Qui, come rivela un servizio a firma di Pietro De Leo per Il Tempo, si parla di un trend in triste aumento. E’ il dramma di tanti genitori siriani che giunti in Giordania sperano di ottenere maggiore “protezione sociale” concedendo le loro figlie minorenni in spose. Negli ultimi anni la percentuale di matrimoni con protagoniste ragazzine tra i 13 ed i 17 anni è passata dal 33% nel 2010 al 44% nel 2015. Un trend in aumento ma che, come sottolinea l’Onu, potrebbe essere dipeso anche dallo scoppio della guerra in Siria successivo al 2010 e che avrebbe spinto molti genitori a tutelare le proprie figlie nella speranza che il marito potesse prendersi cura di loro anche da un punto di vista economico.



SPOSE BAMBINE: FENOMENO IN AUMENTO

I NUMERI ED I PAESI

I numeri relativi alle “spose bambine” nel mondo sono clamorosi: 700 milioni secondo l’Unicef. Ancora più sconvolgente la stima resa da Save The Children che parla invece di un matrimonio tra ragazzine minorenni nel mondo ogni 7 secondi. Il Paese nel quale il fenomeno sembra essere oltremodo radicato, con percentuali preoccupanti di spose in tenera età è la Nigeria, che conta il 60% di ragazze tra i 15 ed i 19 anni convolate a nozze. La percentuale è destinata ad impennarsi drammaticamente raggiungendo picchi del 90% nelle zone meno urbanizzate del Paese. A seguire troviamo il Bangladesh con il 44%, forte anche della recente legge approvata lo scorso marzo e che sancisce i matrimoni minorili. In generale il preoccupante fenomeno in Europa si aggira attorno all’11%, mentre per la sola Italia la percentuale è fortunatamente molto bassa, pari cioè all’1,5%. Tutt’altro che un dato consolatorio in quanto, seppur esiguo, il numero riporta alla memoria storie drammatiche come quella di Rachida, la 15enne marocchina che vive nel Torinese e costretta a sposare un uomo di dieci anni più grande prima della fine dell’incubo, grazie all’intervento del Telefono Azzurro che ha così salvato la giovane da un destino crudele, togliendola alla famiglia.



IL FATTORE CULTURALE

Alla base del fenomeno delle “spose bambine” non vi sono dunque solo ragioni economiche ma anche culturali. Al di là della tradizione rom, emerge il forte legame con l’immigrazione soprattutto islamica. Il caso di Rachida, dunque, non deve essere letto come un episodio isolato ma piuttosto come un campanello d’allarme di una pratica ben radicata nella cultura di molti migranti. La stessa tradizione islamica la incoraggia in modo evidente inserendosi anche nella civile Europa, dove approda portandosi dietro tutti i rischi per la salute di queste giovanissime (come le gravidanze precoci) ma anche sociali (mancata scolarizzazione). A ribadire ancora una volta la preoccupante situazione è anche la NSPCC inglese, società che si occupa della prevenzione della crudeltà del bambini e che ha sottolineato un aumento degli interventi nell’ultimo anno. I matrimoni in tali contesti avvengono spesso all’insegna di un clima di terrore e frustrazione oltre che di violenza e minacce da parte delle famiglie delle future spose bambine, sottoposte a vere e proprie pressioni psicologiche.

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