Una storia straziante, ma che nasconde un lieto fine in grado di regalare energia e speranza, e far capire come il dono della vita sia straordinario. Michele Birro, Ottavio Demontis e Francesca Pecoraro sono tre amici che si sono incontrati per l’estate per passare un po’ di tempo insieme. Sembrerebbe la più ordinaria delle storie, se non fosse che i tre, arrivati alla soglia dei quarant’anni, si rivedono dopo aver condiviso un’infanzia segnata dal tumore e dalla pausa di non poter neanche iniziare a vivere davvero la loro vita. Michele, Ottavio e Francesca si sono trovati a condividere una stanza dell’ospedale ortopedico Rizzoli di Bologna trentatré anni fa, nel pieno degli anni Ottanta, combattendo un mostro che pareva troppo grande per i giovanissimi corpi, un sarcoma osseo. L’ospedale Rizzoli, specializzato nella cura dei tumori pediatrici sotto la guida di un luminare della disciplina, il professor Mario Campanacci, ha segnato la storia del loro riscatto.
ANCORA INSIEME 33 ANNI DOPO
Riscatto difficilissimo, se si pensa che molti altri loro coetanei non ce l’hanno fatta, costretti a morire senza che nessuno avesse il coraggio di fare domande. I piccoli improvvisamente vedevano i letti vuoti dei loro compagni d’ospedale, e capivano. Ed erano terrorizzati che potesse toccare a loro, prima o poi. Anche perché le cure erano una vera e propria montagna da scalare, la chemioterapia velenosa e bruciante degli anni Ottanta. La fiala gialla, la fiala rossa e la fiala trasparente, troppo per la resistenza dei giovanissimi pazienti che, ancora oggi, nauseati dal ricordo degli effetti collaterali e del bruciore sotto le vene delle cure, rifiutano di ritrovarsi a bere bevande dal coloro simile di quello delle fiale. I pochi momenti lieti, come andare a vedere insieme Bim Bum Bam nella sala della televisione, ed il tempo trascorso insieme che riaffiora ora che si ritrovano di nuovo, insieme e in salute, per fare il punto sulle rispettive vite.
VINCENZA, LA CAPOSALA “MAMMA”
Michele era sfinito dalle cure, e aveva deciso di lasciarsi andare, come fanno i bimbi quando capiscono di stare combattendo una battaglia troppo grande, ingiusta per le loro età. Eppure un bambino down gli ha dato la forza per andare avanti, oggi è un impiegato amministrativo che coltiva ancora la passione del tempo della malattia, il modellismo. Ottavio ha rischiato l’amputazione di una vacanza che ha perso 20 anni dopo a causa di un incidente in motocicletta. Una beffa, ma continua a vivere con la sua protesi serenamente in Sardegna. Francesca lavora in un bar, ha due figli ma non scorda i suoi ex compagni d’ospedale, nemmeno quelli che al contrario di lei, Michele e Ottavio, non ce l’hanno fatta. Ma non scorda neanche chi l’ha aiutata come Vincenza Pisapia, la caposala dell’ospedale che ha vissuto le storie dei piccoli malati imparando tantissimo da loro, soprattutto come rialzarsi come ogni caduta nella vita. Un’esperienza che ha reso più forte anche lei, così è stato doveroso per Vincenza ritrovarli nella loro rimpatriata.