È destinata a sollevare un polverone sull’intera sanità campana la lettera di denuncia firmata da una biologa di Caserta che ha dato alla luce all’ospedale Cardarelli di Napoli la sua seconda figlia. Un racconto inquietante quello della donna, trovatasi improvvisamente in un film dell’orrore in uno dei momenti più delicati della sua vita. E dire che tutto sembrava iniziato con il piede giusto, con una dottoressa descritta come “gentile e professionale” ad accoglierla, a conferma che la paziente non era affatto prevenuta nei confronti della struttura. I problemi sono iniziati al cambio turno delle ore 20, quando a prendere servizio è un’ostetrica che “elencava tutti i suoi malanni in dialetto, urlava di avere la pressione alta e questo atteggiamento cominciò a spaventarmi”. Alla rottura delle acque della donna, la mancanza di professionalità e di disponibilità dell’ostetrica si manifesta apertamente: “L’ostetrica, urlando dal corridoio che portava alla sala parto, disse di raggiungerla a piedi ma io non riuscivo neanche a tenermi in piedi. Mia madre vide che, in quel corridoio, l’infermiera diceva all’ostetrica che io non ce la facevo a camminare e l’ostetrica insisteva dicendo in maniera sgarbata di forzarmi a farmi camminare per raggiungere la sala parto. Io mi aggrappai all’infermiera e riuscii a raggiungere il lettino della sala parto“. Il peggio, però, deve ancora arrivare.



IL PARTO E IL “MAGO” DEI PUNTI

Impegnata a tentare di dare alla luce la propria bambina, la malcapitata deve ancora appurare di quanta scortesia sia capace l’ostretrica del Cardarelli. Il racconto della paziente mette i brividi:”Mi urlava continuamente addosso, io, per il forte dolore, tendevo a sollevare il bacino dalla sedia e lei mi urlava:”Abbassa questo culo”, di continuo. E ancora: “Che fai la ballerina?“. L’ostetrica non mi ha sostenuto per niente, né gestita nella respirazione, ho sopportato tutte queste denigrazioni perché l’unico mio obiettivo in quel momento era mettere alla luce mia figlia senza provocarle danni. A completare il quadro, però, doveva arrivare ancora un altro personaggio, il “mago dei punti”:”Sanguinavo molto, l’ostetrica con modi sgarbati e mortificanti mi puliva come se stesse trattando una bestia, schifata come se io non fossi una persona e lamentava continuamente di sentire caldo, mentre io soffrivo su quella maledetta sedia”. Ad applicare i punti giunse dunque un medico che per la donna “si mostrava incerto”: “In preda al timore chiesi che stessero facendo e con fare spavaldo dopo aver applicato i punti il medico mi disse: “Da me vengono le signore a rifarsi (le parti intime), io a lei l’ho fatto gratis”“. Avete già indovinato? I punti si sono riaperti e nonostante “un’infermiera disse che quel sanguinamento non era normale nessuno venne a controllarmi, lo faceva mia madre, che uscì dal reparto alle 6 del mattino e sentì che la guardia di turno e una signora delle pulizie dicevano che in reparto non c’era nessuno, che tutti dormivano”.



Informato del racconto della signora, Ciro Verdoliva, dg del Cardarelli, ha detto a La Repubblica di aver aperto un’indagine interna:”Capiremo in tempi brevi come sono andate le cose. È un dovere anche nell’interesse dei dipendenti del Cardarelli che lavorano con abnegazione e vedono sacrificati i propri sforzi per colpa di pochi. Ascoltare i pazienti aiuta a raggiungere il nostro obiettivo: garantire salute“.

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