“Da due mesi pensavo di ucciderla: ma il mio è stato un raptus, mi umiliava in continuazione”: sono queste le prime parole rese pubbliche della confessione di Maurizio Diotallevi, reo confesso di aver ucciso, segato e tagliato in più parti il corpo della sorella Nicoletta. Il “giallo dei Parioli” con il corpo della donna ritrovato in più cassonetti è stato quasi subito risolto, con le indagini che ieri hanno portato alla cattura del fratello della vittima, incastrato dalle immagini della videosorveglianza di quartiere. Dagli accertamenti autoptici sul corpo della vittima, emergono altri macabri dettagli che forniscono un quadro più completo: Nicoletta Diotallevi è stata prima strangolata con una cintura e poi fatta a pezzi con una sega. Gli ultimi “dettagli” del cadavere sono poi stati tagliati con un coltello: intanto gli inquirenti cercheranno conferme sulla confessione-fiume del fratello Maurizio, ora in carcere per omicidio grave volontario.



IL MOVENTE

Iniziano ad emergere i primi inquietanti dettagli in merito all’efferato delitto di Nicoletta Diotallevi, la 58enne smembrata e fatta a pezzi, i cui resti sono stati rinvenuti in alcuni cassonetti dei rifiuti tra i Parioli e il Flaminio a Roma. Artefice del massacro è stato il fratello Maurizio, quattro anni più grande, ora in arresto con le gravissime accuse di omicidio e occultamento di cadavere. Secondo quanto riporta Corriere.it, l’uomo, che avrebbe confessato l’omicidio, l’ha prima strangolata, quindi fatta a pezzi con una motosega. Successivamente avrebbe sparso i resi in alcuni cassonetti della Capitale, ora sotto sequestro. Secondo la ricostruzione, dopo aver compiuto l’orrendo delitto, la notte tra il 14 ed il 15 agosto nel loro appartamento, Maurizio avrebbe chiamato un’altra sorella, Maura, alla quale riferì che Nicoletta non era mai rientrata in casa. La parente, in quel momento fuori Roma, senza covare alcun sospetto proseguì con la denuncia di scomparsa della 58enne. Secondo gli inquirenti il movente sarebbe da ricercare nel rifiuto dell’uomo della gestione economica del reddito da parte della vittima. Da qui l’esplosione di rabbia culminata nel delitto. La difesa, tuttavia, nega questa versione. L’avvocato Gaetano Scalise ha così commentato: “Occorre valutare pazientemente tutte le circostanze in cui è maturata la vicenda ma escludiamo che possano esserci stati motivi economici: più probabilmente si è trattato di un raptus”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CASSONETTI POSTI SOTTO SEQUESTRO

Mancano ancora molti aspetti da chiarire nella drammatica vicenda che ha fatto sprofondare Roma nell’orrore. Maurizio Diotallevi, dopo il fermo ed al culmine di un interrogatorio fiume alla fine ha vuotato il sacco confessando di aver ucciso lui la sorella Nicoletta e di averne poi smembrato il corpo e distribuito in vari cassonetti dell’immondizia i resti. Una scena da film horror, quella descritta dall’uomo nell’ambito del caso ribattezzato nelle ultime ore il “giallo dei Parioli” ma che avrebbe già trovato la sua soluzione. Restano però ancora numerosi gli aspetti da chiarire nell’intera vicenda oltre al movente, quasi certamente legato a questioni economiche tra i due fratelli conviventi nel medesimo appartamento. Anche per tale ragione, come rivela Repubblica.it, gli agenti di polizia e gli uomini della scientifica hanno provveduto nelle ultime ore a isolare, analizzare e poi portare via, sottoponendoli a sequestro, i cassonetti dell’Ama nei quali sono stati rinvenuti alcuni dei resti e gli abiti della povera Nicoletta Diotallevi in via Guido Reni, nella Capitale. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



LA CONFESSIONE DEL FRATELLO MAURIZIO

Si chiama Nicoletta Diotallevi la donna 58enne fatta a pezzi, i cui resti sono stati sparpagliati nella giornata di Ferragosto in alcuni cassonetti tra i Parioli e il Flaminio a Roma. Le indiscrezioni iniziali ora sembrano essere divenute certezza. Come rivela Corriere.it, citando i nomi della vittima e del suo assassino, proprio il fratello Maurizio, di anni 62, ha confessato l’orribile gesto al culmine di un interrogatorio fiume. L’uomo, ora accusato di omicidio e occultamento di cadavere, sarebbe crollato raccontando la verità e ammettendo le proprie responsabilità. Resta ora da chiarire con esattezza il movente dell’orrenda fine riservata alla sorella 58enne, ma pare che alla base del gesto vi sia una lite avvenuta tra i due. Nicoletta ed il fratello vivevano insieme in via Guido Reni, nel medesimo appartamento ereditato dai genitori deceduti e ubicato accanto al commissariato di polizia. La loro vita, secondo le testimonianze, era tutt’altro che facile e felice, soprattutto dal punto di vista economico. Pare che vivessero grazie a lavori saltuari e ai corsi di yoga tenuti dalla 58enne, affittando anche una stanza agli studenti. Gli inquirenti non escludono che alla base dell’atroce delitto possa esserci stata la richiesta di denaro dell’uomo, respinta dalla sorella. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

RIFLETTORI PUNTATI SUL FRATELLO

Secondo quanto raccolto dal Messaggero – ma la notizia ancora deve essere confermata dagli inquirenti – il fratello della donna fata a pezzi e ritrovata in tre cassonetti della Capitale, avrebbe confessato l’atroce delitto. Finora sono state confermate solo le iniziali dell’uomo arrestato, M.D., 60 anni e fratello della sventurata donna uccisa e fatta a pezzi: le gambe sono state ritrovate in Piazza Euclide nel quartiere Parioli, mentre corpo e testa sono stati trovati qualche ora fa nel cassonetto dei rifiuti di Via Guido Reni, davanti ad un commando della Polizia Stradale; da ultimo, i vestiti sarebbero stati trovati in un terzo cassonetto  in via Giovanni Paolo Pannini. In attesa di capire come siano davvero andate le vicende del “giallo di Parioli”, sempre il quotidiano romano riporta che il ritrovamento della restante parte del corpo in via Guido Reni potrebbe essere stata indicata proprio dallo stesso fratello della vittima nella confessione ancora secretata.

FERMATO IL FRATELLO 60ENNE DELLA VITTIMA

Il “giallo dei Parioli” come subito è stato denominato il caso della donna trovata a pezzi nel cassonetto del quartiere ricco di Roma (dai consueti “fantasisti” titolisti della cronaca nera, ndr) pare aver trovato una pista molto concreta: per prima cosa, il resto del corpo e la testa sono stati trovati in altri cassonetti della zona, dopo l’iniziale ritrovamento delle gambe mozzate in zona Piazza Euclide. Ma soprattutto, è stato fermato un uomo e ora interrogato in questura e si tratterebbe del fratello 60enne della vittima: riordinando i fatti, si conclude che la donna è italiana ed è stata prima uccisa poi fatta a pezzi e gettata nei vari cassonetti in giro per la città. Come spiega Tg Com24, l’uomo fermato e interrogato è il fratello 60enne della vittima – ancora senza identità, ma nelle prossime ore gli inquirenti potrebbero rivelare il nome della povera donna fatta a pezzi – non si esclude che possa essere affetto da problemi psichici e sarebbe proprio l’uomo visto nelle telecamere di sorveglianza nella notte tra il 14 e il 15 agosto. Intanto all’interrogatorio sta partecipando anche il pm titolare dell’indagine Marcello Cascini: gli altri resti sono stati rinvenuti in altri cassonetti della zona, in via Guido Reni.

ECCO COSA È SUCCESSO AI PARIOLI DI ROMA

Giallo shock a Roma: in un cassonetto nei pressi di Piazza Euclide sono state trovate i resti di un cadavere di donna sezionato. Due gambe mozzate probabilmente con una motosega (poi unite con dello scotch) e altri pezzi del corpo sparsi all’interno del cassonetto dell’immondizia: l’orrore delle scoperta questa mattina nella Capitale quando una nomade è stata colta da un malore avendo aperto il cassonetto e dopo aver visto l’atroce e macabra scena mentre rovistava tra i rifiuti. Al momento non ci sono indizi sull’identità della povera donna finita sezionata – ma la gran parte del corpo sembra non essere presente all’interno del cassonetto – e la polizia sta cercando tra le varie denunce di scomparsa di donne a Roma e dintorni. Il luogo del ritrovamento in viale Maresciallo Pilsudski, nel quartiere Parioli è ora sotto stretta osservazione con rilievi anche nelle vie circostanti per provare a cercare il resto del corpo.

LA PRIMA PISTA

La scoperta delle gambe mozzate della donna ha fatto scattare subito l’indagine, dopo che ieri sera la donna nomade ha segnalato l’orribile ritrovamento: ma c’è già una pista principale battuta dagli inquirenti, dato che con le prime immagini raccolte dalle telecamere della zona si vedrebbe un uomo che lunedì scorso si è avvicinato al cassonetto e ha gettato dentro un sacco. Dopo risale velocemente sull’auto vicina e parte della targa potrebbe essere recuperata dagli inquirenti: non è chiaro ancora se il sacco buttato contenesse effettivamente alcuni resti del cadavere femminile, anche se da una prima ispezione del medico legale è stato escluso che la donna fosse una senza dimora (nomade o clochard), con la gambe che sono state tagliate all’altezza dell’inguine, in un’immagine che fa orrore anche solo a descriverla.