Giulio Regeni venne ucciso dai servizi egiziani: furono loro, dopo averlo rapito e torturato, a porre fine alla sua vita tra il gennaio e il febbraio del 2016. A confermare una tesi che da tempo sembrava aver trovato diversi riscontri è un articolo del New York Times firmato da Declan Walsh, il giornalista che dal Cairo ha seguito tutte le fasi dell’inchiesta sull’omicidio Regeni, che ne ha avuto conferma da tre fonti all’interno dell’ex amministrazione Obama. Nell’articolo Walsh sottolinea come all’epoca dei fatti, la Casa Bianca scoprì che nell’uccisione del giovane ricercatore italiano erano coinvolti “alti papaveri” egiziani. L’amministrazione venne in possesso dall’Egitto di “prove di intelligence esplosive” che gli Usa passarono all’allora Presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi “su raccomandazione del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca”, ma “per evitare di svelare l’identità della fonte non furono passate le prove così come erano, né fu detto quale degli apparati di sicurezza egiziani si riteneva fosse dietro l’omicidio”.



JOHN KERRY BATTÈ I PUGNI

Gli Usa non presero assolutamente di buon grado la notizia che l’Egitto era coinvolto direttamente nell’omicidio Regeni. Ne è la dimostrazione un incontro tra l’allora segretario di Stato americano, John Kerry, e l’omologo egiziano Sameh Shoukry a Washington. In una conversazione che Declan Walsh definisce “quanto mai burrascosa”, Kerry che “aveva la fama di trattare l’Egitto con i guanti bianchi” diede vita ad un “aspro confronto” che “provocò più di un’alzata di sopracciglio” per quanto dalla delegazione americana “non si riuscì a capire se il ministro stesse erigendo un muro di gomma o semplicemente non conoscesse la verità“. Nel frattempo i sette magistrati italiani spediti in Egitto nella speranza di fare luce sull’intera vicenda, secondo il NYT “venivano depistati ad ogni pie’ sospinto” e lo stesso ambasciatore italiano Massari “presto smise di usare le email e il telefono per le comunicazioni delicate, ricorrendo ad una vecchia macchina che scriveva su carta sulla base di un codice criptato” visto che “si temeva che gli egiziani impiegati presso la sede diplomatica italiana passassero informazioni alle agenzie di sicurezza egiziane“. Insomma, in un clima di sospetti tipico di un film di spionaggio, gli Usa e l’Italia sapevano, e tuttora sanno, che l’Egitto era responsabile della morte di Giulio Regeni. 

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