Pubblichiamo qui sotto integralmente l’intervista rilasciata a “La Repubblica” da Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting
«Larghe intese? Non è quello che ci interessa. Andiamo oltre gli slogan cercando semplicemente il bene comune, il tentativo di risvegliare quella positività presente nel nostro Paese e oltre, le tante esperienze positive già esistenti». Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting, parla della prossima edizione del Meeting di Rimini (da domenica al 26 agosto), la kermesse organizzata da esponenti di Comunione e Liberazione.
Non cercate le larghe intese, eppure gli esponenti politici di governo e non, non mancano. Ci sarà il premier Gentiloni, diversi ministri del governo espressione dei due vecchi poli.
«Da sempre cerchiamo il confronto con le istituzioni. Ci è sempre interessato tantissimo questo dialogo. Una realtà come la nostra non può non interloquire con chi governa il Paese. Abbiamo avuto in passato anche i presidenti Napolitano e Mattarella. Ci sarà quest’anno il presidente del Parlamento europeo. Crediamo fortemente in questo confronto nonostante ci sia chi ci accusa di opportunismo».
A parte il presidente della Regione Lombardia Maroni non avete invitato nessuno della Lega e dei 5 Stelle. Forse non volete ripetere l’esperienza del 2015 quando il grillino Mattia Fantinati accusò Cl di essere un sistema di affari e potere?
«Questi non sono calcoli che ci appartengono. La modalità con la quale costruiamo il Meeting è un’altra. Creiamo dei panel attorno a un tema centrale seguendo negli inviti la logica dei rapporti che già abbiamo, oppure cercando senza paura sensibilità diverse dalla nostra che abbiamo voglia di aprirsi a un serio confronto. In ogni caso non invitiamo personalità in virtù delle loro appartenenze politiche; i politici li invitiamo soltanto in quanto rappresentanti istituzionali a vario livello».
Iniziano da qui le prove di dialogo Pd-Forza Italia?
«Al Meeting sono invitati i politici in virtù di rapporti sul campo già esistenti con noi. Penso ad esempio al sindaco Nardella, al tema dei migranti sul quale intervengono personalità di provenienza disparata. Anche se so che spesso non siamo creduti, la verità è che andiamo dietro a una sola agenda: quella dell’esperienza e dei fatti, delle cose che ci sono, dei percorsi che già esistono. Lo dico una volta per tutte: non abbiamo da fare alcun governo qui al Meeting».
In chi riponete speranza per il futuro?
«Non in questo o quel esponente politico. Ma nella rinascita della persona, dell’io, E speriamo che chi governa sostenga e favorisca chi fa, chi agisce per il bene della collettività ».
Il titolo del Meeting è una citazione tratta dal Faust di Goethe: «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo ». Perché questa scelta?
«Ci siamo chiesti: di che cosa c’è più bisogno oggi? Ci siamo riposti che le risorse, le eredità importanti non mancano. Ogni uomo, del resto, è una grande eredità, un patrimonio di desideri e risorse. Inoltre, la nostra società è ricca di cultura, tradizioni, esperienze positive.
Così l’Europa, e il nostro Paese così ricco di solidarietà. A volte però tutti questi valori positivi è come se non esistessero, se facessimo fatica a riconoscerli. Crediamo che senza sventolare alcuna bandiera da qui possiamo ricominciare, ripartire dalla nostra ricchezza nella consapevolezza che le sfide del passato sono diverse da quelle di oggi».
Quali sono esattamente questi valori da cui credete il Paese possa ripartire?
«Più che di valori parlerei di esperienze. Non dobbiamo sventolare valori del passato ma ripartire dalle esperienze positive del presente. Ogni uomo ha in sé un desiderio di positività che spesso sembra anestetizzato. Da questo desiderio dobbiamo ripartire. Molte esperienze positive le presentiamo al Meeting e se uno viene qui senza pregiudizi può accorgersene. Si può avere una formazione ideologica diversa ma nello stesso tempo ci si può riconoscere vicini proprio guardando il desiderio che si ha nel proprio cuore».
Quale la parola che secondo lei esprime meglio cosa sia il Meeting?
«Direi internazionalità. C’è una ricchezza internazionale presente. Non ci interessa focalizzarci solo sull’Italia, ma guardare al mondo. Parleremo di Venezuela, di Cina, di Egitto, del tema dei muri, della radicalizzazione dell’Islam e di tanto altro».
(Paolo Rodari – La Repubblica)