Il viaggio in Russia del cardinale Pietro Parolin è a suo modo storico: è infatti da 30 anni, ovvero dal viaggio di Casaroli, che un Segretario di Stato della Chiesa Cattolica non faceva visita ai “cugini” russi ortodossi. E non solo, i vari incontri che da domenica 26 agosto il cardinale Parolin presenzierà saranno un punto importante messo a segno dalla diplomazia vaticana per cercare di creare un “ponte” tra la Russia e gli Stati Uniti, passaggio obbligato nei prossimi mesi di grosse crisi geopolitiche tra Medio Oriente e Pacifico. «La Santa Sede è sempre disponibile a dialogare con i responsabili politici sui temi della pace e della giustizia», ha raccontato Parolin in una intervista esclusiva apparsa su Famiglia Cristiana. Incontrerà il patriarca ortodosso Kirill ma anche il Presidente Vladimir Putin, come a dimostrare che l’arco di interesse della Vaticano va in ogni direzione, dal dialogo interreligioso fino alla necessità di trovare punti di contatto tra le amministrazioni delicatissime di Putin e Trump. «Il mio viaggio si svolge nel contesto di forti tensioni internazionali, per cui un tema importante sarà la promozione della Pace», ammette Parolin sulla scia del magistero di Papa Francesco.
«È questione prioritaria non solo negli incontri con le più alte autorità civili, ma anche con i vertici della Chiesa Ortodossa Russa» – spiega Parolin – «perché ritengo che il ruolo delle comunità dei credenti sia di grande rilievo sotto questo punto di vista». Nell’intervista il Segretario di Stato Vaticano tocca più punti sul prossimo viaggio in Russia, confermando quel ruolo di “ostpolitik” della Santa Sede anche a trent’anni dalla perestrojka e dalle straordinaria opera di pace e “moral suasion” promossa da San Giovanni Paolo II. «Non si tratta di una politica in senso stretto (…) bensì di un atteggiamento costante finalizzato a trovare cammini praticabili sulle questioni che riguardano la vita della Chiesa nel contesto del bene comune». Maggiore libertà religiosa, ma soprattutto ruolo di mediazione tra la Russia e il resto del mondo, come conferma anche Don Stefano Caprio del Pontificio Istituto Orientale, intervistato da Vatican Insider: «Questioni più scottanti sono semmai l’Ucraina, dove il Vaticano tiene una posizione abbastanza mediana, più mediatore tra russi e greco-cattolici che schierato con questi ultimi, e il Medio Oriente, sul quale c’è una consonanza tra la politica di Putin e quella del Vaticano. Più in generale si può dire che il Vaticano si propone come mediatore tra la Russia e il resto mondo».
MA KIRILL FRENA SULL’INCONTRO CON PAPA FRANCESCO
I nodi della Siria e dell’Ucraina, delicatissimi e con la Russia al centro delle polemiche mondiali, per il Cardinal Parolin non sono certo punti da nascondere: «tali crisi provano il deterioramento dell’insieme delle relazioni anche a livello internazionale», ammette ancora il capo della diplomazia vaticana a Famiglia Cristiana, «è necessario cominciare a porre con immensa pazienza e magnanimità gesti che contribuiscano a far uscire dalla spirale delle accuse reciproche e dei contrasti e arrestare l’escalation della tensione», spiega il cardinale inviato da Papa Francesco. Molto interessante anche il piano del rapporto stretto tra cattolici e ortodossi, illustrato da Parolin nell’ottica di porre l’attenzione sull’eccessiva “appiattimento” della Chiesa russa sulle posizioni del Cremlino (in netto contrasto con le persecuzioni degli anni bui sovietici): il Segretario di Stato senza mezzi termini spiega, «c’è sempre il rischio che l’atteggiamento dei fedeli di un Paese subisca l’influsso della politica, ovvero dove si assumono posizioni in contrasto con la fedeltà al Vangelo», sottolinea ancora il cardinale di Stato alla rivista cristiana. «Il dialogo ecumenico può e deve apportare un significativo contributo anche a quello politico e diplomatico, ricordando sempre che il dialogo ecumenico è un bene per sé, perché risponde all’urgente chiamata del Signore che i cristiani siano uniti tra loro», ribadisce con forza il Segretario di Stato.
L’accoglienza sarà imponente dai vertici religiosi e civili in Russia, anche se chi avanza la possibilità di un prossimo incontro di Papa Francesco in terra russa con l’omologo patriarca Kirill (un secondo incontro dopo lo storico vertice a Cuba di un anno fa), viene subito “freddato” dalla stessa Chiesa Ortodossa Russa. «Personalmente non sosterrei questa visita poiché la nostra società non è ancora pronta ad accogliere il Pontefice, non c’è bisogno di anticipare gli eventi, anche se l’incontro tra Francesco e Kirill un anno fa a Cuba ha rappresentato una grandissima svolta», spiega il segretario generale della Conferenza episcopale russa, don Igor Kovalesky. Parolin però continua a lanciare “ponti”, come del resto gli ultimi tre Pontificati: «rispetto al passato, oggi esistono molti meno problemi tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa in Russia. Non sono rivali, la loro presenza e attività sono un dovere che risponde al diritto dei rispettivi fedeli a beneficiare dell’assistenza spirituale della propria Chiesa. Esse svolgono la loro missione pastorale nella consapevolezza di annunciare lo stesso Vangelo di Cristo per il bene dei propri fedeli e della società».