Tre morti e secoli di opere d’arte: è questo, volendo sintetizzare, il bilancio dell’incendio scoppiato a Cosenza in un palazzo di Corso Telesio, nel centro storico della cittadina bruzia. A perdere la vita sono stati i coniugi Roberto Golia e Serafina Speranza, con quest’ultima che fino all’ultimo ha cercato aiuto uscendo sul terrazzo, e lo zio di lui, Antonio detto “Tonino”. Speravano di essere salvati, dopo che per anni erano stati abbandonati a loro stessi: difficilmente sarebbe potuta finire in maniera diversa. Perché i racconti della gente del posto, in una realtà come quella del centro storico, della “Cosenza Vecchia”, in cui tutti conoscono tutti, non mentono: i disturbi psichici dei 3 che abitavano nel palazzo incendiato erano cosa nota, anche alle istituzioni. Persone semplici, ma alle prese con disagi mentali che gli impedivano di svolgere una vita dignitosa e sicura. E non è escluso, dunque, che l’incendio sia divampato perché – come già era accaduto – i 3 erano soliti accendere dei fuochi, d’inverno per riscaldarsi e nel resto dell’anno per cucinare. Forse però, nonostante tutto, potevano essere salvati. Non sono pochi i testimoni che raccontano del ritardo nei soccorsi dei vigili del fuoco, rallentati probabilmente dalla cronica assenza d’acqua che interessa il capoluogo. Resta il rimpianto di non aver fatto nulla prima: le urla di Serafina sono una ferita aperta, per tutta la città.
IL PATRIMONIO ARTISTICO BRUCIATO
Se da una parte c’è il rimpianto di non aver salvato le tre persone bruciate vive nel rogo di Corso Telesio, d’altro canto c’è da fare i conti un’altra perdita grave: quella di un patrimonio artistico gravissimo. In un palazzo attiguo a quello interessato dalle fiamme, infatti, erano custodite opere d’arte secolari: erano custodite all’interno della storica residenza Ruggi D’Aragona, palazzo nobiliare del 1100 oggi di proprietà della famiglia Bilotti, mecenate cosentino che ha donato alla città le statue che danno vita al Museo all’aperto nell’ex Piazza Fera che porta il suo nome. Le fiamme, come riferisce La Repubblica, hanno distrutto la prima stampa del ‘De rerum natura iuxta propria principia’, opera più importante del filosofo Bernardino Telesio, e suoi manoscritti di epoca gotica, nonché “copie uniche delle opere del filosofo Aulo Giano Parrasio, un carteggio con Galileo, centinaia di pergamene. E poi antichi lampadari di Murano, dipinti del Cinquecento, del Seicento e del Settecento, l’intero arredo originale, pezzi unici di ebanisteria calabrese, affreschi”. Rabbiosa la reazione di Roberto Bilotti, proprietario dell’immobile:”La città perde mezzo millennio di memoria storica e culturale. Questa è stata una tragedia annunciata, denunciata da otto anni e ignorata perché la giustizia non ha fatto nulla. Oggi Cosenza piange tre morti e perde 500 anni di storia. Ma tutto questo poteva essere evitato“.