Marianna Manduca è morta per la “negligenza dei magistrati“, che nulla hanno fatto per salvarla nonostante le dodici denunce contro il marito Saverio Nolfo. Lo ha stabilito una sentenza che ha accertato la responsabilità civile dei giudici. Vane furono le richieste di aiuto dell’allora 30enne, madre di tre figli avuti da quell’uomo che il 3 ottobre 2007 la uccise con sei coltellate al petto. Con questa sentenza il tribunale di Messina ha condannato la presidenza del Consiglio dei ministri a risarcire i danni subiti dagli orfani della vittima, ma Palazzo Chigi ha deciso di impugnarla. Questa decisione non poteva che lasciare interdetti i legali degli orfani del femminicidio, a cui era destinato il risarcimento. E quindi è stata giudicata «grave ed inattesa». Così si vuole bloccare un provvedimento giudiziario che riconosce e punisce per la prima volta i singoli magistrati «colpevoli di una inerzia giudicata dai loro stessi colleghi ingiustificabile».



PRESIDENZA DEL CONSIGLIO SI OPPONE AL RISARCIMENTO DI ORFANI FEMMINICIDIO

SENTENZA IMPUGNATA: LA REAZIONE DEI LEGALI

I legali Alfredo Galasso e Licia D’Amico si aspettavano una solidale decisione da parte del presidente del Consiglio dei ministri nei confronti della famiglia che ha accolto i figli di Marianna Manduca, invece nell’atto di appello «è stata chiesta la sospensione dell’esecuzione della sentenza di primo grado». Quindi, è stato chiesto di non pagare al padre adottivo Carmelo Calì il risarcimento riconosciuto, in attesa dell’esito dell’appello. Per ora Palazzo Chigi non ha spiegato il motivo del ricorso.



La vicenda resta assurda nel suo epilogo: prima dell’aggressione fatale Marianna Manduca aveva denunciato più volte le violenze del marito, a cui furono affidati i figli, nonostante fosse nullatenente e tossicodipendente. Ora l’uomo sta scontando in carcere la condanna a 20 anni inflittagli dopo il rito abbreviato, quindi con lo sconto di pena di un terzo. I figli furono adottati da un cugino della vittima, che volle sottrarli alla casa famiglia dove stavano per essere assegnati. Con il risarcimento sperava di far crescere più serenamente i tre ragazzi, ma deve fare i conti con l’incredibile decisione di Palazzo Chigi.

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