Aveva visto Antonio Scafuri l’ultima volta un mese fa, in occasione dei 25 anni di matrimonio dei suoi genitori, ora il parroco della chiesa del Postiglione piange la morte del 23enne. «Una famiglia molto unita, alla quale va tutta la vicinanza della nostra comunità parrocchiale», ha dichiarato don Lorenzo Pernice. Il ragazzo è morto nell’ospedale Loreto Mare dove era stato ricoverato a causa delle ferite riportate in un incidente stradale. «In questo momento è giusto rispettare il silenzio affidandoci alla preghiera per il ragazzo e per la sua famiglia», ha aggiunto il parroco, come riportato da Il Mattino. Ben più duri i toni dei politici. «Non si può morire in ospedale in attesa di un trasferimento. Vicinanza a famiglia Scafuri», scrive ad esempio Armando Cesaro, il presidente del gruppo di Forza Italia del Consiglio regionale della Campania. Intervenuta anche Valeria Ciarambino, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale e membro della commissione sanità: «Degli ispettori inviati a tragedia avvenuta non sapremo che farcene. Sono mesi che denunciamo al Ministero della Salute, all’Agenas e all’Anac le condizioni disastrose della sanità campana, i gravi rischi per la salute dei cittadini e l’assoluta mancanza di organizzazione e di controllo da parte dei vertici della sanità e della Regione». (agg. di Silvana Palazzo)



MINISTERO SALUTE INVIA TASK FORCE

Una doppia inchiesta è stata aperta per fare chiarezza sulla morte di Antonio Scafuri, il 23enne deceduto dopo quattro ore di attesa in codice rosso nel presidio ospedaliero del Loreto Mare. Indagano la procura e i vertici dell’Asl. Il direttore generale dell’Asl Napoli 1, Mario Forlenza, ha espresso «dolore, sgomento e rabbia»  e spiegato che le circostanze, se confermate, «sono inaccettabili e incompatibili in una organizzazione ospedaliera la cui priorità assoluta è salvare vite umane». Inoltre, ha annunciato che d’intesa con la Regione presenterà personalmente denuncia alla procura per l’accertamento delle responsabilità. Fare piena luce su questa vicenda è l’obiettivo anche del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha disposto l’invio di una task force per accertare quanto accaduto. Ne faranno parte esperti dell’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), carabinieri del Nas e ispettori del Ministero della Salute. (agg. di Silvana Palazzo)



IL PADRE: “È STATO AMMAZZATO, VOGLIAMO LA VERITÀ”

Vuole che sia fatta chiarezza sulla morte del figlio, il padre di Antonio Scafuri, il 23enne morto all’indomani dal suo ricovero dopo aver atteso in codice rosso per 4 ore al pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare. “Mio figlio è stato ammazzato”, tuona oggi l’uomo, raggiunto dall’agenzia di stampa Ansa. “Vogliamo la verità: chi ha ucciso un ragazzo di 23 anni deve pagare”, aggiunge, senza nascondere la propria rabbia. Già mentre attendeva il trasferimento del figlio in un altro presidio dove avrebbe dovuto fare una angioTac, il padre di Antonio tentava di capire cosa stessa accadendo, fino alla drammatica verità: “Mentre lui moriva, al pronto soccorso litigavano per decidere chi dovesse salire sull’ambulanza che doveva portare Antonio a fare una angioTac”. Ora la famiglia Scafuri vuole, anzi pretende la verità su quanto accaduto, dopo aver potuto l’amato figlio solo alle 15:00, ovvero diverse ore dopo il decesso. “Era freddo, segno che era morto da tempo”. Dopo aver eseguito l’esame, il figlio fu portato in Rianimazione a causa delle gravi fratture riportate. Quella fu l’ultima volta ad averlo visto. “Ci avevano assicurato che avremmo visto Antonio verso le 13 e che gli esiti degli esami erano favorevoli. Poi abbiamo saputo che il ragazzo era stato colto da tre infarti. Adesso pretendiamo la verità”, ha chiosato l’uomo, ormai distrutto dal dolore. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



ANTONIO SCAFURI, NUOVO CASO DI MALASANITÀ

Un’attesa di quattro ore presso il pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare di Napoli sarebbe risultata fatale per il 23enne Antonio Scafuri, morto il giorno successivo al ricovero. Perché il giovane, giunto in codice rosso, necessitava con urgenza di una angioTac al fine di analizzare eventuali anomalie nel sistema vascolare. Il trasferimento in un altro ospedale per l’esecuzione dell’importante esame, però, ha avuto un’attesa così lunga da avere conseguenze fatali sul 23enne il quale non ce l’ha fatta. La notizia choc che evidenzia un nuovo caso di malasanità, è riportata da Corriere.it, ma a denunciare l’accaduto attraverso la sua pagina Facebook è stato il consigliere regionale della Campania, Francesco Emilio Borrelli, il quale ha definito la ritardata assistenza un “fatto gravissimo”. Ora il consigliere è intenzionato a chiedere al direttore della struttura ospedaliera di Napoli l’avvio di una indagine interna al fine di fare totale chiarezza sull’episodio che ha portato alla morte prematura di un ragazzo di appena 23 anni.

LA DENUNCIA DEL RESPONSABILE DEL PS

Antonio Scafuri era giunto in codice rosso presso il pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare di Napoli alle 21:46 del 16 agosto scorso, in seguito ad un incidente stradale che gli aveva procurato un “politrauma e sospette fratture multiple”. E’ quanto si apprende dal documento pubblicato su Facebook dal consigliere Borrelli e relativo alla denuncia di ritardata assistenza, firmata proprio dal responsabile del Pronto Soccorso Alfredo Pietroluongo. Nel medesimo documento si parla chiaramente della lunga quanto inconcepibile attesa di ben 4 ore prima del richiesto trasferimento. Dopo le prime fasi di stabilizzazione, lo staff medico constatò un grave peggioramento delle condizioni del giovane, ricoverato in Chirurgia “con prognosi riservata ed imminente pericolo di vita” solo all’1:04. All’1:45, sempre in codice rosso, Antonio si trovava ancora in attesa del trasferimento presso un altro presidio nel quale sarebbe avvenuta l’angioTac, ma “la cosa si rallentava perché non vi era accordo su quali infermiere avrebbero dovuto eseguire il trasferimento”, pur essendo “bloccato da circa quattro ore” in codice rosso. Sono le 3:30 quando il padre del ragazzo, quasi in lacrime, implorava il medico affinché avvenisse l’imminente trasferimento ma nessuno pare avere le giuste risposte, se non insulti e menefreghismo diffuso. Scrive dunque Pietroluongo: “A quel punto avendo intuito un comportamento di irresponsabilità, mi precipitavo in pronto soccorso” alla ricerca di un infermiere che potesse accompagnarlo, raccomandandosi di “far partire immediatamente l’ambulanza con rianimatore e chirurgo a bordo”. Ma ciò non sarebbe accaduto: Antonio fu trasportato all’ospedale Vecchio Pellegrini a bordo di ambulanza sprovvista di tutte le precauzioni richieste in caso di paziente in pericolo di vita. Un fatto di malasanità gravissimo e che ha portato il giorno seguente al ricovero alla morte del 23enne.