Nelle scorse ore sono emerse le prime informazioni sui terroristi rimasti uccisi dopo l’attentato di Cambrils che è seguito all’attacco sulle Ramblas a Barcellona. La polizia catalana ha fatto sapere di aver abbattuto, tra gli altri, il 24enne Mohamed Hychami, ma secondo alcuni giornali sarebbe stato ucciso anche il fratello Omar. A parlare, intervistato dal quotidiano La Vanguardia, è il padre dei due fratelli attentatori, ancora incredulo: “A quanto pare i miei figli sono morti, Cambrils, o forse uno a Alcanar, non so cosa è successo a loro”. Il giorno dopo l’attentato, l’uomo si trovava davanti alla sua abitazione, alle porte di Ripoll, a fumare una sigaretta. Era ormai le 10:00 ma non aveva idea di che fine avessero fatto i suoi figli. Incredulità e dolore: sono questi i sentimenti provati dal padre dei due attentatori, convinto, giunta ormai sera, che i suoi figli fossero morti. “Non so come abbiano fatto tanto male, tanto danno”, confida oggi singhiozzando al giornale catalano.
“I MIEI FIGLI BRAVI RAGAZZI”
“Non so cosa abbiano fatto alla testa dei miei figli, vi assicurano che erano buoni, ragazzi normali…”. Non si dà pace Hechami Gasi, padre dei due terroristi di Cambrils uccisi dalla polizia catalana. L’anziano uomo ha spiegato al quotidiano locale cosa facessero i suoi due figli, Mohamed e Omar Hychami: “Uno lavorava in Conforsa, una impresa importante della zona e un altro in Vic, era saldatore”. Lavori umili, normali, ben distanti dall’idea di terroristi e che ha spinto oggi il padre a chiedersi chi fossero realmente i suoi due figli. “Non capisco che cosa gli è successo, non so che pensare, sono i miei figli ma guardate il male che hanno fatto”, asserisce scosso e amareggiato per le conseguenze delle loro azioni. E sull’imam che gli ha indotti a trasformarsi in attentatori, ha commentato: “Quest’uomo che gli avrà messo nella testa?”. Dentro di sé continua a considerarli “bravi ragazzi”, ma inevitabilmente si pone non pochi interrogativi sul prezzo che le loro azioni distruttive avranno sulla posizione sociale della sua famiglia, all’interno del piccolo paese dove ormai si considerava pienamente integrato.