Non basta neanche violentare un bambino disabile per essere certi di finire in galera, almeno per un po’. Lo dimostra l’incredibile storia avvenuta nella Bassa emiliana, dove il 21enne pakistano Akhtar Nabeel è tornato praticamente libero a partire da ieri, ad un mese di distanza dagli abusi perpetrati nei confronti di un bambino di 13 anni, per giunta disabile. Tutto è avvenuto lo scorso 10 luglio: il richiedente asilo pakistano aveva avvicinato il ragazzino con la scusa di fare un giro in bici insieme. La giovane vittima – come riporta Il Resto del Carlino -accettava ingenuamente, mai pensando che una volta arrivati in una zona di campagna, il pakistano si sarebbe approfittato di lui. Subito dopo, però, qualcosa va storto. Il bambino torna a casa e racconta tutto ai genitori: gli abusi sono dimostrati tra l’altro da esami medici. A questo punto i genitori della vittima si recano a casa di Akhtar, che ha persino il coraggio di prendersela col bambino: “Ti avevo detto di non dire niente…”. Passano pochi giorni e il pakistano chiede scusa alla famiglia, come se bastasse, come se avesse rotto una finestra con una pallonata, non violentato un bambino. Ma evidentemente, in Italia, basta questo per evitare il carcere.



IL GIUDICE LO PREMIA

Basta mostrarsi pentito, ammettere neanche completamente le proprie colpe, chiamare addirittura in causa il bambino disabile violentato, consenziente a detta del pakistano, per convincere il giudice che in fondo un po’ di carcere non serva nemmeno più di tanto. Non esageriamo, sono le parole del magistrato Giovanni Ghini dopo l’interrogatorio di garanzia: “Lo straordinario senso di autodisciplina dimostrato dall’indagato, che si è messo da solo agli arresti domiciliari, basta, anche senza la pienissima confessione, a garantire che le esigenze cautelari possano essere soddisfatte con misure diverse dal carcere”. Le tappe della vicenda: il 10 luglio ha luogo l’abuso; il 19 luglio il pm Maria Rita Pantani chiede il carcere e il 10 agosto il giudice decide per i domiciliari. Qui, però, interviene un ostacolo: il 21enne dopo gli abusi perde l’ospitalità di un connazionale e non può abitare nella sua residenza per la presenza di minori. Da qui la decisione di costringerlo – scusate se è poco – all’obbligo di firma alle 9 e alle 18, senza considerare che di sera la caserma del posto chiude prima. In ogni caso, il pm Pantani ha già annunciato il ricorso al tribunale del Riesame, perché il messaggio che crimini del genere restino impuniti non può passare. Almeno questo dice il buon senso, chissà che ne pensa la legge…

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