E’ morto questa mattina Giovanni Aiello, conosciuto con l’appellativo di “Faccia da mostro”, l’ex poliziotto della Mobile di Palermo con un passato nei servizi segreti e protagonista di una serie di controverse vicende. Da anni Aiello viveva a Montauro, nel catanzarese, dove si era trasferito ed è qui che è deceduto, mentre cercava di portare a riva la sua barca, stroncato da un malore, molto probabilmente un infarto. A darne notizia è il quotidiano Corriere.it che ricorda come l’uomo sia stato negli anni indagato da varie procure di Palermo, Catania e Caltanissetta per strage, per poi essere assolto. Di recente era finito nuovamente nel mirino della procura di Reggio Calabria per il reato di false dichiarazioni al pm, nell’ambito di un’inchiesta sulla presunta trattativa Stato-Mafia. Non è un caso se negli ultimi anni il suo nome sia stato spesso tirato in ballo da diversi pentiti che lo hanno accusato di aver giocato un ruolo saliente nei delitti di mafia che si sono consumati principalmente nel corso degli anni ’80. Sarebbe stato lui, secondo Nino Lo Giudice, a premere il pulsante che azionò l’esplosivo nell’ambito dell’attentato a Paolo Borsellino e alla sua scorta.



AL CENTRO DEI RACCONTI DI MOLTI PENTITI

Giovanni Aiello era chiamato con l’appellativo di “faccia da mostro” per via di quella vistosa cicatrice al volto. Il suo nome emerse in diverse occasioni nel corso dei passati anni, in riferimento alle testimonianze di alcuni pentiti. Non solo un ruolo nell’omicidio di Borsellino, ma anche in quello dell’agente Agostino ucciso a Palermo. Sarebbe stato sempre Lo Giudice a riferirlo al procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. Il padre del poliziotto rimasto ucciso, aveva indicato proprio in “Faccia da mostro” il responsabile dell’uccisione del figlio, riconoscendolo chiaramente dalle foto segnaletiche. Secondo i pentiti, Aiello aveva confidato anche un suo coinvolgimento nel delitto del commissario Ninnì Cassarà e di Claudio Domino, il bambino vittima della mafia. Un uomo dei misteri, dal passato ambiguo, il quale da qualche tempo aveva deciso di trasferirsi nella vicina Calabria dove era solito dedicarsi alla pesca. Con la sua morte, cala il sipario su una delle figure più controverse degli ultimi 30 anni, portandosi con sé la verità su molti dei più clamorosi delitti di mafia.

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