Ciro Marmolo ha imparato molto dall’esperienza del terremoto di Ischia. Il bambino eroe di Casamicciola, ad esempio, ha scoperto che Dio esiste: «Il mio primo pensiero quando ho rivisto la luce è stato Dio. Allora davvero esiste, ho pensato». Il bambino di 11 anni, l’ultimo dei tre fratellini estratti vivi dalle macerie della palazzina crollata, ha parlato ai microfoni di TV Luna a cuore aperto. Ha raccontato di essersi fatto coraggio quando ha saputo che il più piccolo dei suoi fratelli stava bene. Ora è ricoverato all’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno. Con lui la mamma Alessia, incinta al quinto mese di una bimba, e i fratellini. Anche sua madre è convinta che ci sia stato un intervento divino: «Ho capito che quella notte maledetta è intervenuta la mano di Dio a salvarci. Ho imparato ad apprezzare la vita». Ciro ora vuole guarire in fretta per tornare ad essere il bambino di sempre, ma niente sarà più come prima. E infatti ha ringraziato Marco de Felici, il vigile del fuoco che lo ha aiutato ad uscire vivo dalle macerie: «Andremo sicuramente a mangiarci la pizza insieme. Se non fosse stato per te, per voi io sarei morto sicuramente». (agg. di Silvana Palazzo)



AI POMPIERI HA URLATO: “SONO VIVO!”

Ciro alla fine ha vinto. Neanche il terremoto di Casamicciola, a Ischia, ha avuto la meglio sul piccolo supereroe che ha battuto la morte. A soli 11 anni ha avuto la lucidità di uomo fatto, quando è venuto giù tutto ha spinto il fratellino Mattias, 7 anni, sotto il letto e hanno aspettato. Nella lunga notte della paura, senza possibilità di sapere cosa ne fosse stato della loro famiglia, i due fratelli si sono protetti a vicenda. Erano loro il fulcro della famiglia Marmolo: non sapevano se qualcuno sarebbe arrivato a salvarli. E lui, Ciro, ad un certo punto dev’essersi anche abbattuto, consapevole che sepolti sotto le macerie farsi sentire non sarebbe stato facile. Perciò ha iniziato a gridare: “Siamo qua, siamo qua, stiamo bene!”. Le sue urla sono state la musica più dolce, quella che ha rotto il silenzio della morte. I vigili del fuoco si sono spinti nella direzione da cui proveniva la voce di Ciro, gli hanno chiesto di collaborare e lui l’ha fatto. Ha preso il palo di una scopa che era lì, a portata di mano, e poi ha iniziato a sbatterla ritmatamente contro le macerie: siamo qua, salvateci. Hanno avuto anche il tempo di litigare, Ciro e Mattias, perché nella notte della morte e del coraggio i due fratelli sono rimasti pur sempre bambini.



“SE NON MI SALVATE VI PICCHIO”

I vigili del fuoco, quando hanno individuato il punto preciso in cui scavare, hanno capito fin da subito che tirarli fuori non sarebbe stato facile. Nonno Pasquale, però, ne era certo:”Il più grande è un ragazzo coraggioso, aiuterà anche il fratellino“. E ha avuto ragione. Mentre i vigili del fuoco si applicavano per tenere svegli i bambini, facevano di tutto per non farli piombare in un sonno pericoloso, Ciro spavaldo quasi li minacciava:”Se non mi tirare fuori vi picchio“. Il coraggio, però, esiste solo in presenza della paura. E Ciro ne ha avuta tanta, ha pensato di morire là sotto:”Non ci credo che venite a salvarmi, siete solo due“, diceva ai pompieri. Quando è stato il momento, però, l’amore verso il fratello, quel senso di responsabilità che hanno solo i fratelli maggiori, lo ha convinto a spingere avanti Mattias. Lo ha ammesso lui stesso, una volta in salvo:”Quando è crollato tutto ho abbracciato mio fratello e poi quando sono arrivati i soccorritori l’ho spinto fuori per primo“. Protetti dall’amore e dalla paura, dal coraggio e da quel qualcosa (Dio o destino che dir si voglia), che poche ore prima aveva risparmiato il fratellino Pasquale (qui sotto il video). Alla fine, quando è stato il suo turno, Ciro ha avuto ancora la forza di pensare agli altri. Ha rassicurato chi per lui aveva scavato 16 ore, chi lo aveva resitituito alla luce:”Sono vivo”, ha detto. Ciro è vivo, l’Italia piange, ma sono lacrime dolci, come le urla di Ciro nella notte. Siamo qua, venite a salvarci: miracolo compiuto.