Un prete salito alla ribalta delle cronache per aver offerto una giornata di svago e relax in piscina a quindici migranti, che avevano lavorato e aiutato gratuitamente, come cuochi e camerieri, per la realizzazione della festa della Onlus “Gli amici di Francesco”. La foto dei migranti in piscina è costata a Don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, un paese in provincia di Pistoia, una sequela di insulti su Facebook e l’ennesima turbinio razzista, che si scatena ormai con grande frequenza sui social network, divenuti veicolo ideale per l’odio e l’intolleranza. A scatenare però gli insulti verso Don Biancalani, è stato in particolare Matteo Salvini con una condivisione, proprio su Facebook, del post dei migranti in piscina. Ne sono scaturiti una serie di commenti durissimi anche nei confronti de prete, tanto che da Don Biancalani è partita una segnalazione anche verso la polizia postale, per denunciare chi si è lasciato andare ad insulti piuttosto pesanti anche verso la sua persona.



“LA CHIESA APRA LE SUE PORTE AI BISOGNOSI”

Don Biancalani ha rifiutato con forza l’idea di aver voluto compiere un gesto politico, parlando di semplice giornata donata a dei ragazzi che con il loro lavoro avevano contribuito in maniera decisiva alla buona riuscita della festa. In un’intervista al quotidiano La Repubblica, Don Biancalani è stato perentorio: “E’ grave che si metta in discussione il mio essere prete. Il gioco è sempre lo stesso, quando c’è un religioso orientato verso il sociale, gli si dà del comunista. E’ stato triste ricevere tanti insulti, mi hanno detto che molti profili sui social network sono falsi: di sicuro l’Italia si trova in questo momento ad affrontare un problema etico-culturale sul tema dell’immigrazione, che è complesso e non c’entra niente col terrorismo. Ma sull’accoglienza c’è ancora troppo silenzio, da parte delle istituzioni e anche della stessa Chiesa, che fatica ad aprire le sue porte ai bisognosi: a Pistoia, su 140 parrocchie, solamente 4 hanno aperto le loro porte.”



“RISPOSTE INADEGUATE DALLE ISTITUZIONI”

L’analisi di Don Biancalani apre anche al clima di intolleranza che si viene a verificare in Italia ogni volta che si affronta l’immigrazione come tema di accoglienza e non strettamente legato alla sicurezza. Don Biancalani era stato anche fermato per un progetto che portava i fedeli musulmani a pregare dentro le chiese: “Quello rientrava in un progetto di accoglienza,” spiega, “perché non basta un piatto di minestra, ma serve anche una relazione tra le religioni. D’altronde non si può affrontare il tema in maniera seria se le istituzioni stesse non forniscono una risposta adeguata. Le istituzioni non fanno un lavoro serio, l’immigrazione non si può affrontare con una legge come la Bossi-Fini, mentre il codice di Minniti è un tappo che è stato messo lì. I migranti non stanno arrivando ma si sta generando una situazione umanitaria drammatica in Libia: i ragazzi raccontano di esecuzioni sommarie per coloro che cercano di scappare da quelli che sono veri e propri lager, magari solo per andare a cercare del cibo.”