Nello scenario di un’ipotetica Terza Guerra Mondiale, le storie di Corea del Nord e Siria rischiano di mescolarsi in una maniera fino a poche ora fa impreventivabile. Un rapporto delle Nazioni Unite di 37 pagine presentato al Consiglio di Sicurezza, ha svelato che negli ultimi sei mesi sono state intercettate due spedizioni provenienti dalla Corea del Nord e dirette in Siria, destinate all’agenzia governativa responsabile del programma di armi chimiche. Gli esperti ONU hanno chiarito che si “sta indagando su informazioni riguardanti una cooperazione tra Siria e Nord Corea su missili chimici e armamenti convenzionali”, specificando che “due stati membri hanno intercettato le spedizioni destinate alla Siria e un altro stato membro ci ha informato di avere ragioni per credere che le merci fossero parte di un contratto della Komid con Damasco”. La Komid – Korea Mining Development Trading Corporation – nel 2009 è stata inserita dal Consiglio di Sicurezza Onu nella lista nera ed è considerata il principale trafficante di armi di Pyongyang nonché “esportatore di attrezzature relative a missili balistici e armi convenzionali”. (agg. di Dario D’Angelo)
COREA DEL NORD NEI PENSIERI DI TRUMP
Non si attenua il pericolo di un prossimo scoppio della Terza Guerra Mondiale e a confermare che il dossier Corea del Nord è il più importante sulla scrivania del presidente Trump è stato Robert Wood, ambasciatore per il disarmo Usa alle Nazioni Unite, intervenendo ad una conferenza sul tema sponsorizzata dall’ONU a Ginevra. Wood ha spiegato che di fronte “minaccia crescente” rappresentata da Kim Jong-un gli USA sono pronti ad usare “tutte le opzioni di cui dispongono”. Wood ha precisato che “i programmi di sviluppo di missili balistici e di armi nucleari della Corea del Nord costituiscono una grave minaccia per tutto il mondo” e, ha aggiunto, “la massima priorità del mio presidente resta tutelare la patria, i territori degli Stati Uniti e i nostri alleati contro l’aggressione nordcoreana”. Insomma, la Corea è nei pensieri di Trump: Kim è avvisato. (agg. di Dario D’Angelo)
USA, “AL LAVORO PER SOLUZIONE DIPLOMATICA”
La soluzione per evitare lo scoppio di una Terza Guerra Mondiale che veda grandi protagonisti Usa e Corea del Nord è senza dubbio quella diplomatica. Ne è convinto l’ammiraglio Harry Harris, capo delle forze armate americane nel Pacifico, che ha parlato ai cronisti in occasione delle esercitazioni annuali con la Corea del Sud. Come riportato dalla Reuters, Harris ha spiegato che da americani “speriamo e lavoriamo per soluzioni diplomatiche alla sfida presentata da Kim Jong-un”. L’ammiraglio Harris ha spiegato che l’attività diplomatica è “il punto di partenza più importante” in risposta alla minaccia della Nord Corea, un’opzione che gli Usa sembrano preferire di gran lunga rispetto a quella di un attacco preventiovo contro Pyongyang. Harris, in ogni caso, non ha voluto svelare troppo delle strategie statunitensi: “Sarebbe folle da parte mia”, ha detto ai cronisti presenti nella base aerea americana di Seul. (agg. di Dario D’Angelo)
KIM CI RIPROVA: “PRONTI A COLPIRE GUAM”
Sembra davvero dietro l’angolo lo scoppio della Terza Guerra Mondiale in ragione delle crescenti tensioni tra gli Usa e la Corea del Nord. In particolare da Pyongyang non fanno nulla per nascondere la propria insofferenza rispetto all’esercitazione congiunta tra americani e Sud Corea, l’Ulchi Freedom Guardian, ed è il giornale della propaganda Rodong Sinmun a riportare le nuove minacce del leader Kim Jong-un. Il leader nordcoreano ha dichiarato che se gli “yankee persistono nelle loro azioni estremamente pericolose attorno alla penisola coreana, provando l’autocontrollo della Rpdc, quest’ultima prenderà una decisione cruciale”, come aveva già dichiarato, mettendo in guardia gli Stati Uniti sul fatto di non andare incontro ad un’altra vergogna sotto gli occhi del mondo visto che “i nostri artiglieri di Hwasong sono pronti a fare fuoco una volta che il nostro partito decide”. (agg. di Dario D’Angelo)
LA COREA DEL NORD CHIEDE AIUTO AL SUDAMERICA
Il clima da Terza Guerra Mondiale continua, ma la Corea del Nord non si arrende e cerca nuove alleanze, o quantomeno di rinsaldare quelle esistenti, per continuare a dimostrarsi forte e con la “schiena dritta” rispetto agli Stati Uniti. In particolare, Pyongyang sta cercando di rinsaldare i legami in Sudamerica, con stati come il Cile, il Perù, il Messico ed il Brasile che storicamente non si sono mai dimostrati ostili al regime di Pyongyang. La richiesta nordcoreana è arrivata perché gli Stati Uniti avevano richiesto esplicitamente ai tre paesi centro-sudamericani di troncare i rapporti con Pyongyang alla luce della crisi politica con gli Usa che si è molto aggravata durante i primi mesi della presidenza Trump. Richieste che sono state però pesantemente censurate dal Ministero degli Esteri nordcoreano, che ha definito come un’ingerenza molto prepotente la decisione degli Usa di chiedere un isolamento ancor maggiore per i nordcoreani.
L’APPELLO DI PYONGYANG AI 4 STATI
Il portavoce del Ministro degli Esteri di Pyongyang ha sottolineato come la Corea del Nord voglia mantenere i rapporti di amicizia e collaborazione intrattenuti finora con paesi sudamericani con i quali nel corso degli ultimi decenni c’è stata reciproca stima, nel rispetto dell’autosufficienza e della pace. La Corea del Nord ha messo in guardia il Cile, il Perù, il Messico ed il Brasile riguardo le interferenze nella loro politica interna da parte degli Stati Uniti, considerando che già le sanzioni dello scorso 5 agosto impartite dall’ONU a Pyongyang, a causa del lancio di missili balistici non autorizzato, rappresentano una forte violazione dei principi di autodeterminazione sui quali ogni Nazione dovrebbe poter contare. Dunque si attende ora una reazione da parte latino-americana, considerando che i rapporti col centro-sudamerica per gli Usa di Trump non sono certo idilliaci, a partire dal Messico al quale il Presidente americano avrebbe imposto la costruzione di un muro a proprie spese al confine, ovviamente poi non realizzato.