Non bisogna camminare con lo sguardo rivolto verso il basso, ma alzare gli occhi all’orizzonte: vivere senza meta o approdo non è da cristiani, perché Dio non ci vuole infelici. Questo il messaggio lanciato da papa Francesco durante l’udienza generale in Vaticano sul tema della speranza cristiana. L’uomo non è costretto ad un eterno girovagare, perché l’orizzonte del suo cammino mostra la Gerusalemme del Cielo, un posto dove Dio accoglierà gli uomini per abitare con loro. E lo farà con tenerezza, perché la vita quotidiana è ricca di tragedie. Proprio i drammi ci spingono a riflettere su Dio, a cercare la sua presenza: il Pontefice ha spiegato che è più vicino di quanto si possa pensare. «Noi abbiamo un Padre che sa piangere, che piange con noi. Un Padre che ci aspetta per consolarci, perché conosce le nostre sofferenze e ha preparato per noi un futuro diverso», ha spiegato il Papa. Le sofferenze verranno spazzate via da Dio, ma possono essere già ora mitigate grazie alla speranza cristiana e alla consapevolezza del volere divino. «Dio non ha voluto le nostre vite per sbaglio, costringendo se stesso e noi a dure notti di angoscia. Ci ha invece creati perché ci vuole felici».
LA PROSPETTIVA DI SPERANZA DEL CRISTIANESIMO
La vita può rivelarsi diversa da quella che ha voluto per noi, per questo Gesù garantisce che Dio sta operando per il riscatto. «Lui lavora per riscattarci». E allora non si può essere cristiani senza una prospettiva di speranza, convincendosi che vivere sia un inesorabile decadimento o che la felicità sia passeggera. E allora di fronte alle calamità non si può pensare che la vita non abbia senso, perché l’orizzonte è sempre illuminato: dobbiamo invece credere che «i nostri giorni più belli devono ancora venire». Chi culla nostalgie e rimpianti deve sapere che invece Dio ci vuole coltivatori di sogni. Ai problemi non si può sfuggire, bisogna invece affrontarli con la consapevolezza di un futuro migliore, a cui il Padre, sempre al nostro fianco, ha lavorato instancabilmente preoccupandosi di noi. Il Padre è allora Dio delle sorprese e quando arriverà il momento in cui ci accoglierà piangeremo: «Quel giorno noi saremo davvero felici. Piangeremo? Sì, ma piangeremo di gioia».