Dopo il terremoto di Ischia tante voci si sono alzate: esperti e non hanno detto la loro sulle conseguenze della sisma di lunedì sera. Tra queste spicca quella di suor Rosa Lupoli, che per un decennio è stata Abbadessa delle Clarisse cappuccine di Napoli. Non solo preghiere per le vittime e gli sfollati, perché non è solo una religiosa, ma anche un’esperta. Laureatasi in Lettere, ha fatto la sua tesi di laurea in Storia moderna proprio sui terremoti del 1881 e 1883 a Casamicciola. Parla dunque con cognizione e lo fa con toni pungenti: «Ho ascoltato tanti soloni e professori universitari e ce ne fosse stato uno, uno solo, che abbia detto che Ischia è divisa in zolle e che una faglia si situa proprio tra Casamicciola e Ischia e investe le zone di Casamicciola alta e Lacco alta ed è la più sensibile alle scosse telluriche». E a testimonianza delle sue parole allega una cartina tratta dalla tesi che rende l’idea della divisione in zolle dell’isola. Suor Rosa non è una geologa, ma ha studiato i terremoti quando non c’era internet e le fonti geologiche erano molto difficili da reperire. «Franca Grimaldi, l’unica geologa dell’isola che conoscevo, mi fornì il materiale per l’introduzione sulla struttura geologica dell’isola», ha raccontato al Corriere della Sera.
LE PERPLESSITÀ SUL SISMA E LA FOTO DALLA SUA TESI
La convinzione di suor Rosa Lupoli è che la catena del dolore potrebbe interrompersi prima dei disastri, se si riuscisse a risalire effettivamente alle loro cause: «Sentire rappresentanti di istituzioni che parlano di prossima lotta senza quartiere all’abusivismo edilizio senza chiedersi come mai questa situazione illegale sia concentrata tutta in una sola zona di Ischia mi lascia perplessa». Prima ancora che il terremoto la spingesse a parlare pubblicamente, suor Rosa si è fatta notare per la sua capacità comunicativa. Ha creato per amici e fedeli una chat su WhatsApp dove tutte le mattine pubblica un passo del Vangelo. Insomma, il calendario liturgico è diventato 2.0. Questo perché per avvicinarsi a Dio bisogna usare tutti gli strumenti, anche i social network. «Sono la piazza virtuale in cui oggi s’incontrano solitudine e dolore. Lì portiamo il conforto e la parola di Cristo».