Elisa ha solo 3 anni, ma soffre già di una malattia terribile: leucemia mielomonocitica infantile. Da un anno e mezzo i suoi genitori stanno combattendo al suo fianco per salvarla, ma ora hanno solo una speranza: un trapianto di midollo. Senza la bimba ha poche speranze di sopravvivere. La vita di questa bimba è quindi appesa alla speranza di trovare un donatore compatibile. Le possibilità non sono tante, anzi uno ogni centomila, ma la missione è difficile, non impossibile. Per questo Fabio, il papà di Elisa, ha lanciato un appello su Facebook che ha fatto in poco tempo il giro del web. Qualcuno può salvare Elisa? Questo in sintesi il senso del post pubblicato dal fotografo 54enne di Pordenone. Nonostante la drammaticità del momento, è calmo nell’affrontarlo. «Non vogliamo soldi, naturalmente: vogliamo solo salvare Elisa», ha dichiarato a Il Mattino. E ha colto l’occasione per ringraziare i medici di Roma, che stanno aiutando per quanto possibile la sua unica figlia.



LA BATTAGLIA DI ELISA PER SOPRAVVIVERE ALLA LEUCEMIA

L’incubo è cominciato dopo alcuni attacchi di febbre alta, prima di allora Elisa aveva difficoltà di crescita. Il campanello d’allarme è stato una bolla sulla testolina e una strana pallina gialla sulla lingua. Per i medici si trattava di una semplice gastroenterite, ma la mamma, un’infermiera, ha chiesto esami per una mielodisplasia, essendo convinta che ci fosse qualcosa legato al sangue. Dopo la diagnosi è partita la ricerca di un luminare che prendesse in cura Elisa. Da quando il padre di Elisa ha lanciato l’appello su Facebook ci sono stati tantissimi test per verificare la compatibilità con la bambina: «Per aiutare Elisa si può andare in qualunque centro trasfusionale della propria città specificando di voler fare il test donando il sangue o con la semplice saliva, per la donazione del midollo e non del sangue stesso, per essere così inseriti nella banca dati nazionale da cui poi si può fare l’esame di compatibilità con la Elisa». L’unica alternativa al momento è il trapianto dai genitori, che però sono per natura compatibili solo al 50%. Questa l’ultima spiaggia. «Mia figlia ha due o tre mesi al massimo. Questo è il tempo che le resta. Da genitore disperato dico che nessuno dovrebbe mai trovarsi in questa situazione, in cui si è disposti a tutti: io mi sono affidato a Fecebook, ora ai giornali e farei qualunque cosa. Tutto ciò che riesco ad ottenere è ben accetto, perché è un filo di speranza in più per la mia bambina. Una speranza per cui bisogna però fare presto: i tempi purtroppo stringono…».

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