Ad un anno dal delitto ancora irrisolto di Gianna Del Gaudio, torna a parlare Antonio Tizzani, marito e unico indagato a piede libero. Era il 26 agosto scorso quando, dopo una cena in famiglia, appena venti minuti dalla mezzanotte, l’ex insegnante 63enne in pensione fu sgozzata con violenza mentre si trovava nella cucina della sua abitazione a Seriate. Il marito, secondo la sua versione, si trovava all’esterno della villetta e da allora non ha mai smesso di accusare un fantomatico “uomo incappucciato”, visto fuggire dopo l’uccisione della moglie, colta alle spalle mentre stava lavando i piatti. Ad oggi non sono state raccolte tracce del presunto uomo misterioso in fuga, mentre per il marito, ex capostazione 68enne, all’indomani dall’omicidio è scattato l’inserimento del suo nome nel registro degli indagati come “atto dovuto”. In riferimento alle indagini, i termini sarebbero già scaduti ma il pm Laura Cocucci ha già chiesto una proroga sottolineando come il caso sia tutt’altro che chiuso. Il quotidiano Il Giorno, intanto, ha raccolto le testimonianze dell’unico indagato, Antonio Tizzani, divenuto nuovamente nonno del piccolo Tommaso. “È la vita: grandi gioie e grandi dolori”, ha commentato.
IL RITORNO NELLA VILLETTA DI SERIATE
Come è cambiata la vita di Antonio Tizzani ad un anno dal delitto di Gianna Del Gaudio? “Un anno dopo è solo sofferenza e tristezza”, ha commentato l’uomo, sottolineando l’estrema mancanza della moglie. Oggi Tizzani è nuovamente ad Avellino, sua terra di origine ed il luogo in cui, l’11 agosto di un anno fa, arrivò insieme alla moglie per poi ripartire il giorno prima del suo omicidio. “Sto facendo lo stesso percorso senza di lei”, ha aggiunto. Qui ad Avellino ora Tizzani è chiamato a prendersi cura dell’anziano padre 97enne, ricoverato nei giorni scorsi in seguito ad un malore. A breve però, l’ex ferroviere ha intenzione di fare ritorno nella villetta di Seriate, dissequestrata nei mesi scorsi. Già in passato aveva fatto sapere di essere pronto a farvi ritorno, ed ora Tizzani lo ribadisce anche nell’intervista a Il Giorno: “Ho incaricato una ditta per ripulirla. È pronta. Prima andavo e venivo. Sarò fisso lì”. Un luogo carico di ricordi ma anche di immenso dolore per un omicidio che, ad oggi, non trova ancora risposta. Dopo averci vissuto per 30 anni insieme all’amata moglie Gianna Del Gaudio, il 68enne non ha alcuna intenzione di vendere la sua villetta. “Abbiamo visto tutto, c’è dentro tutta la nostra vita”, dice.
IL POSSIBILE PROCESSO, L’UOMO INCAPPUCCIATO, I SOSPETTI
Poi l’attenzione si sposta dai ricordi al caso di cronaca inquietante che lo ha travolto un anno fa. Alla domanda su un possibile processo, Antonio Tizzani ha replicato: “Il processo? Lo faranno, non lo faranno? Cosa mi diranno? In fondo non mi tocca. Mi faranno delle domande e risponderò. La verità è quella, l’ho vissuta”. Ha quindi ribadito la sua versione dell’uomo incappucciato, di ciò che fece la sera di quel tragico 26 agosto, degli orari esatti. “È la verità. Cosa posso dire di più?”, ha aggiunto. E sull’incappucciato ammette di non avere idea di chi possa essere. “Boh. Uno straniero? Un italiano? Uno che aspettava Gianna? La porta era aperta, c’era da rubare. Io ero di spalle, poteva uccidere anche me”, dice. Eppure quel fantomatico uomo misterioso nessuno lo avrebbe visto, neppure le telecamere di videosorveglianza dei vicini: “La telecamera era rotta e poi guardava da tutt’altra parte”, spiega Tizzani. Nessuna traccia di estranei neppure nella villetta di Seriate: “Eppure quello io l’ho visto e poi l’ho visto scappare. Non so cosa avesse ai piedi. Ricordo quel cappuccio, non un cappuccio particolare, poteva essere quello di una tuta, forse di una taglia un po’ grande”, ribadisce il marito di Gianna. Oggi Tizzani spera che il vero assassino possa essere preso e lancia in qualche modo un appello: “Però devono indagare anche su altri, non solo su di me”. Nonostante sia stato già fatto dagli inquirenti, per il 68enne non è stato sufficiente. Però oggi, un anno dopo l’omicidio, Antonio ammette di avere per la testa tante idee, “ma nomi non ne faccio”, chiosa. I possibili nomi dei sospettati li avrà resi noti agli inquirenti?