Ad un mese dalla sua scomparsa, il numero di oggi Avvenire pubblica una interessante quanto inedita riflessione di Giovanni Bianchi. Il tema centrale è la Resistenza non violenta, partendo dalla guerra di Liberazione dei cattolici italiani, passando per l’esempio dei giovani tedeschi della Rosa Bianca. Bianchi prende il via da un’affermazione di Bobbio, per il quale in Italia vi erano “diversamente credenti”. Quasi tutti i cattolici erano l’opposto della rappresentazione del pacifismo, ad eccezione di Giuseppe Dossetti che prese parte a tutte le iniziative disarmato. Ezio Franceschini, grande esperto di letteratura latina medievale, nonché rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, parlando dei cattolici asseriva: “Abbiamo imparato a combattere senza odiare”. Un modo diverso di combattere il nemico attorno al quale si basa la riflessione di Bianchi.
LA RESISTENZA DEI SENZA ODIO
Combattere senza odio in piena Resistenza: Giovanni Bianchi ha imparato ad apprendere questo concetto partendo dalla testimonianza di alcuni suoi amici. Un episodio emblematico gli fu raccontato dall’ebreo Stefano Levi Della Torre, uno dei maggiori rappresentanti della comunità ebraica a Milano. In una occasione gli raccontò che suo padre, partigiano in Giustizia e Libertà, una volta al mese era solito incontrarsi con un amico delle Brigate Garibaldi. “Sapete cosa facevano? Una volta al mese uno sosteneva le ragioni dell’altro!”. Un esempio chiaro di democrazia, dialogo, ascolto e comprensione che lasciò interdetto lo stesso Bianchi. Oggi le cose sembrano essere cambiate radicalmente. Non solo vi è un mercato attivissimo delle armi, ma anche il costante clima di una imminente Terza Guerra Mondiale, una fase di tensione acuta più volte ribadita dallo stesso Papa Francesco anche e soprattutto negli ultimi tempi. Già negli anni ’60 il giurista Carl Schmitt rivelò: “E’ incominciata la terza guerra mondiale”. Per Bianchi, quella a cui si fa riferimento è “una guerra civile combattuta da terroristi”.
LA RESISTENZA NON VIOLENTA DE “LA ROSA BIANCA”
Un altro esempio di Resistenza è quella che arriva dalla Germania con il nome de La Rosa Bianca. Giovanni Bianchi rievoca quanto accaduto ai giovani cristiani di Monaco di Baviera che si oppose in modo assolutamente non violento al regime della Germania nazista. Erano tutti studenti, che la sera si ritrovavano con l’intento di leggere i classici tedeschi e risvegliare la coscienza del popolo. Uno dei gesti di resistenza pacifica messo in atto fu rappresentato dalla diffusione di volantini, nelle Università o nelle guide delle cabine telefoniche. I principali esponenti furono però individuati, arrestati e condannati a morte tramite decapitazione. Un’immagine significativa rievocata da Bianchi arriva proprio da uno dei condannati a morte: prima di andare alla ghigliottina, rivolgendosi all’amico disse, “comunque ci rivediamo tra dieci minuti”. “Uno che ha il fegato di dire una cosa così testimonia una speranza, che non è l’ottimismo, ma un’altra cosa di estremamente positivo e motivante anche per l’oggi e per il futuro”, ha commentato l’autore della riflessione. Un modo di rivedere i fatti legati alla Resistenza, che oltre che fare memoria arricchisce.