TERREMOTO. Casamicciola è un paese dell’isola di Ischia. Ma è anche un termine che è entrato in molti dialetti, soprattutto del centrosud, per indicare caotico disordine, confusione. Un termine che prende spunto dal terremoto che provocò duemila morti nel 1883. Qualche giorno fa la scossa che ha colpito l’isola di Ischia è stata di media entità, magnitudo 3,6, corretta successivamente dall’Ingv a 4. Cosa insolita rispetto a tutte le altre scosse che solitamente vengono invece abbassate di intensità. Ma Casamicciola è stata. E Casamicciola è stata colpita. Poche abitazioni distrutte, diverse lesionate. Purtroppo persone decedute, ma anche storie a lieto fine come quella dei tre fratelli salvati da sotto le macerie.
Casamicciola continua, nel senso di caotica confusione, per tutto quello che riguarda il giorno dopo le scosse. Ma anche i mesi dopo, addirittura anche per quello che riguarda un anno dopo. Cioè oggi, 24 agosto, triste ricordo del 2016 per Norcia, Amatrice, Arquata del Tronto, per i paesi dell’Abruzzo. Dopo l’addio del capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, è arrivato anche quello del commissario straordinario alla ricostruzione, Vasco Errani. Adesso tutto passa in mano ai presidenti delle Regioni. E il nuovo capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, spedito di corsa a Ischia può solo fronteggiare l’emergenza, trovare soluzioni per gli sfollati, circa duecento sulla base dei primi conteggi.
Terremoti, tragedie, dolori, disastri, tanta confusione, troppa burocrazia e poche soluzioni. Sembra facile puntare il dito contro Errani, però tutto sembra tornare. Tanta gente non ha ancora una soluzione abitativa. Di casette ne sono state consegnate poche, le macerie sono ancora in bella vista e non esiste un piano di intervento valido per tutti. Non c’è mai stata una sola testa pensante e tra Coc, dipartimenti, prefetture è sembrato più un muoversi di galli in un pollaio. Errani, di fatto, ha gettato la spugna, mettendo in evidenza che problemi e ritardi sono ben evidenti, sottolineando che c’è troppa burocrazia, quel maledetto virus contro cui combattono quotidianamente migliaia di cittadini.
Errani ha confermato di non essersi dimesso per arrivismo politico, per future candidature. Ma lascia tutto in mano a tre presidenti di Regione in quota Pd: Catiuscia Marini in Umbria, Nicola Zingaretti nel Lazio, Luciano D’Alfonso in Abruzzo e Luca Ceriscioli nelle Marche. A loro ora si aggiunge il campano Vincenzo De Luca per quanto riguarda la situazione di Ischia.
A pensar male si fa peccato, ma quali garanzie offrono cinque presidenti di Regione che, loro sì in alcuni casi, si stanno già proiettando verso la campagna elettorale per le prossime politiche? Chi di loro sarà più bravo porterà più soldi nei propri territori a discapito degli altri? Chi deve ingraziarsi simpatie e consenso verrà favorito? Logico sperare di no, logico pensare che è impossibile che si creino tali situazioni. Ma i dubbi rimangono.
Contro Berlusconi e Bertolaso all’Aquila ci fu la protesta delle carriole, eppure la celerità nello smaltimento delle macerie non ha paragoni con la situazione attuale. Oggi le proteste sono tutte in sordina. La gente soffre ma non lo dà a vedere. E tutto sembra funzionare se si guarda da lontano. Una visita ogni tanto nei luoghi terremotati, passerelle senza nulla di concreto. Almeno Berlusconi inaugurava nuove palazzine, illustrava passi in avanti. Oggi così non è.
Non è più neanche la Protezione civile, sminuita di quel ruolo che aveva saputo conquistarsi nel tempo agli occhi degli italiani, nonostante tutte le critiche che si tirava addosso. Adesso si vedono tante sezioni locali, spesso litigiose tra loro, a volte impiegate più per controllare le strade durante le gare di biciclette che per questioni importanti. Quella nazionale, quella che una volta si faceva notare anche per le divise tanto da sembrare un esercito per la salvezza della gente, oggi scompare a poche ore dalle tragedie.
Casamicciola per davvero.
E passata l’emergenza ci sono anche le altre questioni da risolvere. Abbiamo assistito alla riapertura di qualche fabbrica, grazie alla volontà e all’orgoglio di imprenditori e operai che non si sono dati per vinti; abbiamo visto persone dormire in tenda accanto alle stalle per continuare la produzione di latte, di formaggi, di carni; abbiamo osservato agricoltori salvare le vigne per riuscire a vendemmiare in questi giorni e non interrompere un percorso economico del territorio. Gente che ha lottato contro tutto e tutti.
Adesso si apre un nuovo capitolo. Tra una settimana maestri e professori devono ripresentarsi nelle scuole, in vista della prima campanella. Quali scuole? Quelle che sembravano essere rimaste in piedi e che a seguito di controlli hanno un indice di sismicità altamente insufficiente? Quale genitore troverà il coraggio di lasciare intere mattinate i propri figli in edifici che potrebbero diventare come le case dell’isola di Ischia, costruite male, forse risparmiando sui materiali, certamente senza le garanzie di sicurezza? Molti sindaci hanno chiesto i Musp, Moduli a uso scolastico provvisori. Solo il sindaco di Teramo ne ha chiesti per 890 studenti, tante scuole sono inutilizzabili. Si parla di tempi tecnici necessari tra i quattro e i sei mesi. Nel frattempo dove e come si andrà a scuola?