Una notizia destinata a far discutere e che riaccende i riflettori su un caso di cronaca indimenticato, il delitto di Garlasco in cui perse la vita Chiara Poggi. A dieci anni dal suo assassinio, la giustizia è certa di aver definitivamente fermato il responsabile, riconosciuto nel giovane Alberto Stasi, l’allora fidanzato della vittima. Attualmente detenuto nel carcere di Bollate, a Milano, il ragazzo sta scontando 16 anni dopo essere stato condannato anche in Cassazione per l’omicidio di Chiara Poggi. Nonostante la detenzione, Stasi pare non voglia buttarsi giù, tanto da essersi dato da fare ed aver iniziato un lavoro in carcere come centralinista per una compagnia telefonica, guadagnando 1000 euro al mese. Uno stipendio di tutto rispetto in un momento come quello attuale dove tanti giovani in Italia sono alla ricerca di un impiego stabile e remunerativo. Una notizia venuta a galla solo ora e sfuggita ai legali della famiglia Poggi, che a La Provincia Pavese annunciano battaglia.
DIFESA DELLA FAMIGLIA POGGI ANNUNCIA BATTAGLIA
Ma perché l’avvocato Gianluigi Tizzoni, difensore dei genitori di Chiara Poggi sarebbe intervenuto con sdegno alla notizia del lavoro da mille euro compiuto da Alberto Stasi in carcere? Il motivo è presto detto: pare infatti che l’ex studente di Economia non starebbe versando il risarcimento fissato a oltre un milione di euro e spettante alla famiglia della vittima. “Alberto Stasi risulta nullatenente e ha rinunciato all’eredità paterna. Ma se è vero che adesso lavora come centralinista al carcere di Bollate per mille euro al mese, vogliamo capire perché il carcere non ha avvisato”, ha tuonato l’avvocato Tizzoni. “La nostra pazienza è finita”, ha aggiunto. Se la notizia del lavoro a Stasi dovesse trovare conferma, non si spiega come mai non sia stata trattenuta dallo stipendio una parte riservata al risarcimento della parte civile ed al pagamento delle spese processuali come stabilito dal codice penale. Al momento, infatti, Alberto Stasi non avrebbe ancora versato un solo euro di quel milione e 100 mila spettanti ai genitori ed al fratello di Chiara Poggi, oltre agli interessi ed alle spese di giudizio da versare allo Stato e pari a 300 mila euro. “Se Stasi ha lavorato e lavora in carcere, prima come addetto a uno sportello informatico, data la sua laurea in Economia, ora per il call-center di una compagnia telefonica useremo tutte le armi legali per ottenere quanto spetta alla famiglia della vittima”, ha chiosato l’avvocato Tizzoni.