Abbandonata in un letto di ospedale, con un mucchio di coperte sopra, ma il viso scoperto. Non in una camera dell’obitorio, sugli appositi lettini refrigerati che si usano per non mandare in disfacimento i cadaveri. Ed era anche una delle giornate più calde dell’anno, si vedeva in modo evidente che il viso stava andando in putrefazione. E’ l’allucinante descrizione che fa vent’anni dopo Colin Tebbutt, autista e guardia della sicurezza della principessa Diana delle condizioni in cui trovò la donna appena arrivato all’ospedale parigino, la prima persona del servizio reale a raggiungerla dopo l’incidente mortale. Ancor più devastante, ha raccontato l’uomo al quotidiano inglese The Sun, che chiunque poteva entrare nella camera, e così stavano facendo un sacco di persone. La prima delle quali l’allora presidente francese Chirac. Tebbutt fece la prima cosa che doveva fare in quella situazione: bloccò l’ingresso alla camera dove giaceva il corpo della principessa a chiunque, fossero importanti politici o gente comune che aveva saputo che Diana si trovava là. Non solo: in un impeto di affetto per la donna che aveva fedelmente servito per più di due anni, chiamò un servizio di pompe funebri, facendo arrivare l’addetto alla cura dei cadaveri.



Il principe Carlo e le due sorelle di Diana sarebbero arrivati in giornata all’ospedale Pitié-Salpêtrière e lui voleva che vedessero il suo viso in tutta la bellezza che l’aveva contraddistinta da viva. L’unico motivo per il pessimo trattamento riservato a Diana, Tebbutt lo spiega con il fatto che solo becchini incaricati dalla famiglia reale possono occuparsi del cadavere di un loro membro, infatti due becchini francesi erano seduti fuori della porta della camera senza fare niente. Questo però non spiega perché Diana non fosse stata portata in un obitorio invece che in un letto di ospedale. Intanto era arrivato anche il maggiordomo di Diana, che si prese cura dei suoi capelli e mise un rosario sul letto. A quel punto Tebbutt si accorse che c’era gente che si arrampicava per vedere la donna dalla finestra. Non essendoci persiane, coprì il vetro con delle coperte. Mentre la stanza diventava sempre più calda chiese alcuni ventilatori che fecero un effetto traumatizzante, racconta l’uomo. Per un attimo vide i capelli e le ciglia di Diana muoversi e pensò: Oh mio Dio, è ancora viva. Era un effetto causato dall’evidente stato di shock di quella giornata e dai ventilatori, ma, dice, fu un momento terribile.

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