Troppo spesso, i genitori sono pressati dai medici a sottoporsi a screening genetico, e anche ad abortare i loro bambini se si pensa che abbiano una disabilità. Ora un video in cui un’attrice racconta con esattezza come ha resistito a questo tipo di pressioni sta diventando virale. Quando l’attrice Lynn Fergusson è rimasta incinta con il suo primo figlio all’età di 37 anni, è rimasta sorpresa nello scoprire come la sua gravidanza sia stata etichettata come “geriatrica”. Tuttavia, è rimasta ancora più sorpresa dai medici e dalle loro pressioni inesorabili a cui la sottoponevano prima di subire un’amniocentesi, per poi suggerirle di abortire il suo bambino. Sin dall’inizio, la Fergusson è stato determinata a non fare l’amniocentesi, che porta un rischio abbastanza elevato di aborto spontaneo. “Non è tecnicamente colpa del bambino che sono vecchia”, ha affermato. “Quindi non rischierò, a meno che non ci sia una buona ragione”.



LA SCELTA GIUSTA SI CHIAMA “FERGUS”

Ma i medici continuavano a fare pressioni, in primo luogo perché sospettavano la sindrome di Down nel bambino e poi, di male in peggio, la sindrome di Edwards, una condizione in cui la maggior parte dei bambini muoiono nel ventre materno oppure poco dopo la nascita. L’attrice però si è sempre opposta: “Avevo visto mio figlio, avevo visto il suo cuore, avevo guardato in fondo ai suoi occhi, avevo visto le mani e i piedi e, infatti, durante una delle ecografie, aveva tenuto come per dire: “Vuoi andare via? Sono occupato, lasciami da solo, sto crescendo”. Avevo sentito che mio figlio si muoveva dentro il mio corpo, cosa significava se avesse un disturbo o no? L’ultima goccia è arrivata quando i medici hanno proposto ai genitori un aborto alla 25esima settimane. Divenne “evidente che volevano una guerra, ma volevo solo vedere il mio bambino”. Così cambiarono ospedale, dove, 10 settimane più tardi, Ferguson entrò in travaglio. Suo figlio era completamente sano. Lo chiamò Fergus, che in irlandese significa “La scelta giusta”, e in scozzese significa “coraggio”.



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