In un’intervista a Repubblica, l’ex Ministro degli Esteri e leader radicale, Emma Bonino, ha espresso il suo commento sugli scontri e lo sgombero dei migranti a Piazza Indipendenza che ha causato grandi polemiche nell’ultima settimana. Secondo la Bonino, il giudizio del Ministro Minniti riguardo al fatto che sgomberi di questo tipo saranno evitati in futuro rappresenta già un segnale chiaro riguardo il passo indietro che la politica sta comprendendo di dover fare per evitare di cadere nella spirale dell’intolleranza. Secondo la Bonino l’intolleranza è davvero il grande problema dell’Italia in questo momento, intolleranza che si ritrova non solo negli episodi con i migranti, ma anche nel cartello con il quale si lanciavano invettive su un handicappato che aveva denunciato l’occupazione abusiva del proprio posto macchina. “Una politica rigorosa di integrazione può aiutare anche la sicurezza”, ha spiegato Emma Bonino, che vede però nella politica grandi responsabilità riguardo il punto al quale si è ormai arrivati.
IL DRAMMA DEI “LAGER” IN LIBIA
Emma Bonino ha parlato senza mezzi termini, riferendosi a esponenti politici come Matteo Salvini della Lega o come Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle, di veri e propri “imprenditori della paura”, personaggi che cercano di speculare politicamente, per ottenere consensi sempre più maggiori, su storie tragiche che riguardano spesso i migranti. Emma Bonino ha anche sottolineato come la tregua dei flussi abbia un prezzo che viene pagato dalle persone che restano bloccate nei centri di accoglienza in Libia, che rappresentano dei veri e propri lager dai quali è difficilissimo scappare anche solo per far ritorno a casa. Secondo l’esponente radicale la politica ha anche ingigantito il problema delle ONG che sarebbero colluse con gli scafisti, ma ha anche ricordato come gli aiuti umanitari spesso devono arrivare dove la politica è assente, e con essa anche i dovuti controlli sugli aiuti. La Bonino definisce l’Europa “la grande assente” in questa emergenza, contraria a una politica estera comune e conseguentemente, anche a una politica di integrazione comune.