In tanti abbiamo visto il video qui sotto dell’abbraccio tra i genitori del piccolo Xavi Martinez, ucciso sulle Ramblas nell’orrendo attentato di Barcellona di due settimane fa, e l’Imam musulmano. Nel Comune di Rubi la famiglia del piccolo bimbo di 3 anni trucidato lo scorso 17 agosto hanno accolto in un breve ma intenso evento pubblico l’imam della cittadina catalana, in lacrime e disperato per quanto compiuto da suoi “fratelli” nella fede impegnati nell’immonda jihad del terrore. In tanti siamo stati attraversati da sentimenti magari contrastanti di fronte a quelle immagini viste a pochi giorni dalla strage e con una reazione così “serena” di quel papà e di quella mamma che hanno letteralmente consolato, paradossalmente, il religioso disperato davanti alle telecamere. Driss Sally, così si chiama l’imam di quella piccola località che ha stretto con un grande abbraccio il padre e la madre del bimbo morto: parlando con i giornalisti subito dopo quei due dignitosissimi genitori hanno spiegato che «avevamo bisogno di abbracciare un musulmano. La gente non deve avere paura. Comprendo il dolore dei familiari dei terroristi, siamo persone, persone, persone. Non sto parlando come se fossi un drogato. Non ho preso nessuna pastiglia, sto parlando con il cuore». Questa parole hanno sconvolto e hanno fatto scrivere migliaia di righe in inchiostro in tutta Europa per spiegare come sia questo il miglior messaggio per abbattere il muro della paura e della diffidenza verso i fratelli musulmani in un periodo in cui il terrorismo islamico sembra avere la meglio quasi dovunque.
IL DUBBIO SOLLEVATO
In pochissimi però hanno sollevato un “dubbio” completamente e politicamente “scorretto”, mosso dalla reazione “sgradevole” per quell’abbraccio: sui social e poi sul portale francese Boulevard Voltaire viene sollevato il problema. «Suo figlio è stato assassinato e lui vuole abbracciare un musulmano, ma come avrebbe reagito se il piccolo fosse stato ucciso per esempio da un suo vicino di casa catalano?». La domanda provocatoria va a toccare un punto assai delicato, ovvero l’ideologia tutta occidentale di “giustificare” l’Islam separandolo nettamente da quei terroristi che in nome di Allah uccidono e devastano il mondo intero. Secondo l’articolo che potete leggere per intero a questo indirizzo, Boulevard Voltaire spinge sull’orlo del politically uncorrect per sottolineare come probabilmente se si fosse trattato di un’altra origine omicida, «Avrebbe avuto l’idea di abbracciare quel imam, di prenderlo per braccio, nel senso che nessuna circostanza è associata con l’atrocità del loro figlio? Si pone la domanda…». Nello stesso tempo viene affermato che l’imam è assolutamente innocente rispetto alla strage (e per fortuna, visto che spesso il rischio opposto è quello di dare del terrorista ad ogni musulmano, e così non è, ndr) ma che resta un musulmano tale e quale a quelli che in nome di Allah e seguendo il Corano uccidono vittime innocenti solo perché “infedeli”. Non solo, la provocazione arriva e termina con la domanda “scomoda”: «la scelta di abbracciare un musulmano è per compassione sincera o per una più o meno consapevole scelta narcisistica di orgoglio, di dimostrare al mondo intero esibendosi nella forma “io sono una brava persona”».
Fare finta che questo problema non si ponga all’interno di un dramma così complesso e complicato come la reazione ad una strage immonda, non ci sembra una buona azione né giornalistica né tantomeno umana: evitare però di arrivare a facili “giudizi”, «i musulmani sono conniventi, abbracciarne uno significa voler fare dell’orgoglioso esibizionismo», oppure «l’Islam non c’entra nulla con il terrorismo, va separato ogni possibile forma di adeguamento Isis=Corano», ci sembra un’altrettanto importante elemento da considerare. Quell’abbraccio, al netto di ogni giudizio intrinseco che non possiamo dare in quanto non conosciamo per davvero quella famiglia così scossa dall’attentato (e neanche quell’imam), resta un abbraccio: non va “scambiato” come un simbolo di pace ma neanche attaccato come un “simbolo” di orgoglio e di secondi fini. Resta un abbraccio, nulla più e nulla meno: un gesto di sincera commozione davanti al dramma enorme della morte e della truce minaccia del terrorismo islamista. Qualcosa che forse vale più di migliaia e migliaia di approfondimenti e scenari “dietrologisti” perche “identifica” un umano bisogno che tanto il cristiano quanto il musulmano necessita: il perdono.