15ENNE STRUPRATA DAL BRANCO. La tristezza provocata dall’ennesimo episodio di violenza sessuale, questa volta avvenuto a Bari, dove una quindicenne sarebbe stata violentata da cinque coetanei, tra i quali il suo ex ragazzo che l’ha adescata con la scusa di mangiare insieme un gelato, non si allevia per il ripetersi di tali brutture, anzi. Sembra che l’abitudine al gioco, che invade così tanto i nostri giorni quanto a soldi, droga, video e sesso appunto, si allarghi sempre più. La politica è piena di gioco, la scuola è poco di più, le vacanze sono tempo di gioco per eccellenza, le relazioni fanno il gioco del prendersi e lasciarsi. Banditi ovunque, impensabili davvero impegno e sacrificio.



Ma il gioco in ogni civiltà, da quelle primitive alle più evolute, come insegnava tempo fa Huizinga nel suo saggio Homo ludens è una cosa seria e ha le sue regole, che vanno rispettate. Si può discettare solo di noia, di vuoto educativo, di mancanza di riferimenti, quando questo gioco generalizzato rivela una tragica assenza morale nei protagonisti di questa brutta storia?



Ogni uomo sa che cosa è il bene e che cosa è il male. Glielo insegna la sua natura, quando viene alla luce e respira e poi si attacca al seno per mangiare. Questo è il bene. Certo, può rifiutare poi la bontà di cui è circondato, può dire le bugie, fare i capricci, rubare la marmellata. Ma lo sa che non va bene. E infatti si nasconde. Come Adamo.

Anche a Bari ci si è nascosti. Nel porto, in una macchina, a turno, cinque ragazzi hanno abusato di lei. Squallido il posto, i sedili adattati a violare la coetanea, nessuno a sentire e vedere la vittima. La tristezza sta nella violenza, certo, ma ancor più nel fatto che non sembra esserci consapevolezza del male. Solo un gioco, non certo d’impeto, ma ben congegnato, perverso e bestiale.



Perciò la reazione alla violenza di minorenni non può limitarsi a reiterati proclami di sdegno o di solidarietà. Troppo poco. La retorica qui non convince, sa di scontato e di effimero. Appare molto più urgente chiedersi dove mai sia finito, anche nelle azioni quotidiane, prive di notorietà e di risonanza, quel nucleo originale che rende l’uomo diverso da ogni altro essere: lume v’è dato a bene e a malizia,/ e libero voler. Così Dante per bocca di Marco Lombardo; anche se non è necessario rivolgersi ai geni, basta ascoltare la propria coscienza. Ma molte cose, anche gli sdegni e le esecrazioni, le emozioni e le parole vane, allontanano la nudità di un giudizio chiaro che si annida nel cuore di ogni uomo e non può mai essere tacitato del tutto. Può essere contraddetto, questo sì, e sopraffatto, ma non fino al punto di scomparire.

Perciò lo sguardo su questa triste vicenda non può che essere che di dolorosa pietà, di speranza che quei ragazzi ritrovino quel nucleo da cui far rivivere nel bene gli anni acerbi della loro giovinezza.