Nessuno ha il coraggio di augurarsi un mondo senza pace, ma Domusnovas, piccolo comune della Sardegna, grazie alla guerra mangiano ogni giorno decine di famiglie. Sono quelle i cui componenti lavorano come dipendenti alla Rwm, la società tedesca che ha nel paesino della provincia di Cagliari uno dei suoi stabilimenti in Italia (l’altro è a Brescia) e che produce ogni giorno le bombe utilizzate dall’Arabia Saudita nella sua guerra allo Yemen. Da anni ormai infiamma il dibattito: c’è chi ne fa una questione etica, chi di realtà. Fra questi ultimi c’è anche il sindaco di Domusnovas, Massimiliano Ventura, che a La Stampa non sembra avere dubbi sulla strada da imboccare:”L’azienda vuole crescere, anzi raddoppiare, e noi non possiamo ostacolarla. Con l’ampliamento dell’impianto ci sarebbe anche un raddoppio dei posti di lavoro e qui invece stiamo ipotizzando di bloccare il progetto. Mi pare una follia, una specie di suicidio. Pensiamo forse di bloccare così il bombardamento in Yemen? Io detesto la guerra, ma anche la disoccupazione. E quindi, se devo dirla tutta, penso prima di tutto al problema mio e dei miei compaesani“. Il discorso fila: se diremo no al progetto della Rwm di ampliare lo stabilimento, i tedeschi andranno a creare ricchezza altrove. Non sarà questo rifiuto ad arrestare un conflitto che dal marzo 2015 ha già fatto registrare migliaia di morti. La questione etica, però, resta aperta.



FABBRICA DI BOMBE DOMUSNOVAS, CHIUDERE O RADDOPPIARE?

L’IMBARAZZO DELLA POLITICA

Certo c’è da comprendere l’imbarazzo della politica, costretta da una parte a rispondere alle proteste del popolo arcobaleno che vorrebbe la chiusura della fabbrica di bombe di Domusnovas, dall’altra a non mandare in fumo dei posti di lavoro che in un provincia come quella di Cagliari rappresentano una manna dal cielo. In questo senso si può spiegare l’ordine del giorno del comune di Iglesias, che della zona in cui dovrebbe sorgere l’ampliamento possiede la giurisdizione, definito “pilatesco” da La Stampa. Dal civico consesso dicono:”Facciamo di tutto per salvare i posti di lavoro ma chiediamo alla Rwm di convertire la sua attività“. Agli occhi del sindaco di Domusnovas, però, questa è a tutti gli effetti una “ruffianata”:”Cosa vogliamo che faccia una multinazionale delle armi? Che da un giorno all’altro si metta a produrre dolcetti?“.



Da una parte il lavoro, dall’altra la morale: anche il segretario regionale della Cgil, Michele Carrus, fatica a prendere posizione ma forse chiama in causa il protagonista che davvero manca all’appello in questa vicenda:”Non è possibile dire se stiamo dalla parte delle bombe o del lavoro. Io vorrei che l’azienda continuasse a lavorare ma impedirei di vendere le sue bombe all’Arabia Saudita, un Paese che porta avanti una guerra condannata dall’Onu e dall’Unione europea. Lo prevede la nostra Costituzione, ma il governo non interviene”. Alla fine, però, il sentire maggioritario è quello espresso nel bar di via Cagliari a Domusnovas, punto di ritrovo degli anziani e non del posto. A comunicarlo è Gianluigi Mastinu:”Una cosa è certa: se fermiamo questa fabbrica, le stesse bombe verranno prodotte altrove. La guerra non finirà e noi continueremo a campare di pensioni e cassa integrazione”.  

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