Il caso medico-umano-giuridico di Charlie Gard l’ha scossa e le ha ricordato l’esperienza terribile passata con uno dei suoi figli e ha deciso così di scrivere una lettera per raccontare quando può capire quei genitori e quando può sostenere quello stesso piccolo bimbo volato in cielo dopo una vicenda ai limiti del legale. Si tratta di una donna, anzi una mamma per la precisione: si chiama Laura Solimine e ha scritto una lunga lettera al quotidiano Today dove ha voluto raccontare la sua personale esperienza di madre in un contesto vicino a quello vissuto in questi mesi da Chris Gard e Connie Yates accanto al loro piccolo bimbo morto venerdì scorso. «Non sono la mamma del piccolo Charlie, ma so cosa sta provando oggi, perché anch’io, come lei ho dovuto prendere la decisione più difficile della mia vita, lasciare la mano di mio figlio e darla a Dio». Il suo “Charlie” si chiamava Andrea e aveva 11 anni quando nel 2012 è stato colpito da una fulminante forma di leucemia che in poco tempo si è portato via quel bimbo meraviglioso in quanto semplicemente figlio. «La malattia è stata diversa da quella di Charlie, ma in quell’occasione anche io mi trovai a dover prendere la stessa decisione, provare nuove cure oppure lasciarlo andare. Alla fine ci siamo dovuti arrendere e accettare ciò che era inevitabile». Il dibattito scatenato attorno a quel piccolo corpicino ha però convinto questa madre a scrivere anche tutto il suo disappunto per quanto visto in questi mesi di forti polemiche: «In queste ore ho letto insulti e maledizioni verso chi ha staccato la spina a Charlie, troppe critiche e polemiche, troppe offese gratuite e troppi auguri di morte. Ma la gente non sa cosa si prova. Io so per certo che i medici in queste situazioni ce la mettono tutta e se arrivano a prendere decisioni simili è perché effettivamente non ci sono più speranze», afferma Laura, ripercorrendo quanto avvenuto con il suo Andrea.
LETTERA DI UNA MAMMA AI GENITORI DI CHARLIE GARD
“NESSUNO PUÒ GIUDICARE CHRIS E CONNIE GARD”
La madre del piccolo morto di leucemia prova a mettersi nei panni di genitori e invita tutti ad un silenzio, una sorta di esortazione a sospendere il giudizio davanti a fatti così complessi e così dolorosi: «Se fossi la mamma del piccolo Charlie – scrive ancora nella lettera a Today – chiederei più rispetto e silenzio per il mio dolore, mi sentirei offesa e ferita se sotto la foto del mio bambino leggessi centinaia e centinaia di critiche, offese, insulti, litigi, fino ad arrivare a parole peggiori». Nessuno davvero può sapere o provare di sapere come ci si sente in momenti e casi come quello di Charlie o del piccolo Andrea o di migliaia di altri drammatici casi “simili”. Tornando alla sua di storia, Laura non esista ad ammettere che quando la leucemia si è ripresentata, dopo averle tentate tutte per poterlo salvare, ha dovuto lasciarlo andare: «Mio figlio ha affrontato la malattia con rabbia, ma negli ultimi giorni sembrava sereno. Sapeva di dover morire ed ha trovato la pace. Il giorno prima di andarsene ha voluto ricevere la cresima».
“È CAMBIATA LA MIA FEDE”
Già la cresima. Come per il battesimo di Charlie poco prima di venire staccata la spina che lo teneva in vita, due momenti così particolari e così “intimi” che infatti non hanno interessato l’eco dei media mondiali. Eppure, spiega Laura alla fine della sua lettera, quell’episodio così drammatico e così terribile ha in qualche modo cambiato una fede in Dio che sembrava perduta: «Sembrerà strano e per molti è inconcepibile, se non addirittura assurdo, che una madre che ha perso il suo bambino non provi rabbia e odio verso chi avrebbe potuto o dovuto intervenire per salvarlo dalla morte, ma non l’ha fatto (…).Come potrei negare di aver visto attraverso gli occhi del mio bambino la Sua presenza, quando sul punto di morte, sul suo viso non c’erano tracce di paura, ma solo pace e serenità». Quasi un invito, una speranza che mamma Laura rivolge verso i suoi “sconosciuti” compagni di avventura, tragica, della vita. Quel Chris e quella Connie che ora sentono tutta la solitudine e il dolore per la perdita di un bimbo, un testimone di vita, tanto fragile quando eccezionale.