Si è celebrato ieri, 2 agosto, il 37esimo anniversario dalla strage di Bologna, il più sanguinoso attentato della storia d’Italia dal dopoguerra, in cui persero la vita 85 persone e ne vennero ferite o mutilate oltre 200. Nonostante i processi e le condanne, che pure accertarono la pista eversiva riconducibile alla cosiddetta strategia della tensione tipica di quegli anni, il presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, ha fatto intuire in un’intervista rilasciata a Il Tempo che diverse verità sono ancora nascoste. A coprirle è ancora il segreto di Stato, così come avviene per diversi cold case della storia italiana. Uno riguarda la presunta scomparsa del cadavere di Maria Fresu: Bolognesi però in questo caso si trincera dietro un perentorio “i morti lasciamoli in pace”. Lo stesso si può dire a proposito della scomparsa in Libano dei giornalisiti Italo Toni e Graziella De Palo. In qualità di membro della commissione Moro, infatti, Bolognesi ha avuto accesso a delle carte di spiccata importanza sulla questione dei palestinesi:”Sono documenti sicuramente interessanti per gli storici e anche a livello politico perché fanno vedere gli intrecci, i collegamenti, ma di lì a dire che riguardano Ustica o Bologna ci vuole molta fantasia. In ogni modo devo stare sul vago perché se dico qualcosa, anche innavertitamente, rischio”.
STRAGE DI BOLOGNA, LE ACCUSE AI GOVERNI LETTA E RENZI
BOLOGNESI, “HO CAPITO IL LORO GIOCHINO”
Nell’intervista rilasciata a Il Tempo, Paolo Bolognesi ha spiegato in qualità di presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna lo stato d’animo dei parenti coinvolti dal mancato risarcimento dello Stato, senza lesinare critiche ai cosiddetti governi “amici”, Letta e Renzi. “Ormai ho capito il loro giochino” dice Bolognesi, “Non dicono, la cosa non si può fare. Anzi, mostrano la massima disponibilità, ma poi passano alla Ragioneria e all’Inps dati fasulli che fanno lievitare le cifre e dunque il tutto si blocca per mancanza di copertura. Nell’ultimo tentativo fatto – Del Rio sottosegretario e Madia ministro della Funzione Pubblica – era risultata necessaria una cifra enorme, 14 milioni di euro. Quando invece, conti alla mano, stiamo parlando di una cifra complessiva di 700mila euro. Io ho capito che da un lato non vogliano riconoscere la specialità della legge 206 del 2004 e dall’altro, forse per motivi elettorali, non intervengono quando le vittime del dovere, che sono migliaia rispetto alle vittime del terrorismo, cercano di inserirsi nei benefici della 206, provocando questo stallo”. Bolognesi infine racconta l’ultimo affronto subito:”Il 9 maggio ci hanno tirato un bidone (…). Neanche Berlusconi si era permesso di fare una cosa del genere”.