Abid Jee è un mediatore culturale di 24 anni che studia Giurisprudenza a Bologna. Dovrebbe mediare tra due o più culture per favorire l’inserimento di persone immigrate, e per questo percepisce regolarmente lo stipendio dalla cooperativa Lai-Momo, ma in realtà è lui a non averne una. «Lo stupro è un atto peggio ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale», il commento alla notizia dello stupro di Rimini. Subito è scoppiata la bufera, dopo la quale la cooperativa ha deciso di sospenderlo. Questa l’unica sanzione possibile alla luce del contratto di lavoro nazionale. Lo ha spiegato la Lai-Momo, che ha ovviamente preso le distanze dalle parole di Abid Jee. «Al di là di ogni ferma condanna morale già espressa, riteniamo che questo comportamento abbia danneggiato gravemente la nostra immagine e abbiamo preso fermi provvedimenti, in base a quanto consentito dalla legge», ha scritto la cooperativa. Quindi, nel rispetto delle disposizioni vigenti e del CCNL delle Cooperative sociali, «abbiamo avviato oggi una procedura disciplinare e contestualmente abbiamo sospeso il dipendente in via cautelativa da ogni attività lavorativa». Abid Jee ha provato a spiegarsi su Facebook, chiedendo scusa, ma ha cancellato il suo post dopo averlo pubblicato: «Io vi chiedo scusa, perdonatemi. La verità è che tutti attaccano gli immigrati». Poi ha cambiato foto profilo per provarsi a confondere…



BUFERA CONTRO IL 24ENNE: SPUNTA ANCHE LO SPOT SOCIAL

Il commento choc di Abid Jee apparso su un pezzo de Il Resto del Carlino sta facendo discutere: tantissimi i post indignati, anche dal mondo politico. Contro il mediatore culturale si è mossa anche una nota azienda, Taffo funeral services, leader nel settore delle Onoranze funebri e cimiteri nel Centro Italia. Ha pensato bene di rispondere al commento e lo ha fatto con pungente ironia. Su Facebook l’azienda ha pubblicato una foto di una bara aperta con il commento: «Vieni Abid, è peggio all’inizio, ma una volta che entri ti calmi». C’è già qualcuno che sta urlando alla mera strumentalizzazione pubblicitaria, ma stando ai commenti e alle condivisioni sembra che il web sostenga la “vendetta” della Taffo nei confronti di Abid Jee. Altri sono invece indignati per il fatto che la sospensione sia arrivata solo dopo le polemiche politiche, in particolare dopo l’intervento dell’assessore bolognese al Welfare Luca Rizzo Nervo. Per il giornalista Filippo Facci la considerazione che ha il mediatore delle donne non è «quella di un demente, ma semplicemente quella di un musulmano». Cioè che la donna sia «inferiore, impari, sprovvista di tutti i diritti, una bambola in mano all’uomo, una a cui spetta meno quota di eredità, la cui testimonianza vale meno nei processi, una che non può decidere di divorziare, viaggiare, guidare, fumare, talvolta studiare o vestirsi senza celare il corpo».



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