Colpo di scena nella vicenda che ha visto protagonista una ragazza minorenne, a suo dire violentata da un ragazzo della provincia di Vicenza di origini marocchine all’interno di una discoteca di Jesolo. Come riportato da La Nuova Venezia, tutto era iniziato sabato notte, quando i due ragazzi, lei 17 anni e lui 25, si erano conosciuti all’interno del locale. Una simpatia a prima vista, i modi spigliati e simpatici di quel ragazzo più grande che subito avevano fatto breccia sulla minorenne. E intorno alle 3 di notte, dopo essersi scambiati qualche segnale, i due avevano deciso di appartarsi all’esterno della discoteca. Sul prato antistante il locale si erano sdraiati e avevano preso a scambiarsi delle effusioni. Prima qualche bacio, poi la manovra del 25enne che prova ad andare oltre. All’inizio, secondo una prima ricostruzione, la giovane è consenziente, poi però avverte dolore e decide di fermarsi. Prova ad allontanare il ragazzo, che per un po’ prosegue imperterrito, poi decide di fare rientro nel locale. La 17enne, però, è sconvolta. Attende all’esterno le sue amiche e con loro scoppia a piangere. Con l’aiuto della sicurezza del locale allerta i carabinieri e rintraccia il 25enne. Il giovane viene tratto in arresto, ma è solo il primo capitolo della storia.



IL COLPO DI SCENA

Sì, perché a salvare dalla galera il ragazzo di origini marocchine è una nota vocale partita dal suo cellulare per caso. Un messaggio audio che, come riporta Il Gazzettino, è stato registrato durante l’amplesso con la giovane. E gli inquirenti si convincono che la versione del giovane di Arzignano è quella vera: la ragazza era consenziente e non gli aveva detto di avere meno di 18 anni. La stessa minorenne ammette che la voce registrata è la sua, ma conferma di aver subito violenza. Fatto sta che neanche l’accusa, a dimostrazione di quanto siano schiaccianti le prove che scagionano il ragazzo, si è opposta al provvedimento di scarcerazione. Il fermo non è stato convalidato, da oggi il giovane è di nuovo libero. Restano però quei segni, confermati dagli esami medici, a sostegno della tesi della violenza. Qualcosa quella notte dev’essere andato storto, e il limite dev’essere stato oltrepassato, confuso. Ma di chiamarlo reato, non se ne parla.

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