Si starebbe stringendo sempre di più il cerchio attorno ai quattro stupratori di Rimini, che la scorsa settimana si sono accaniti su una ragazza polacca, in vacanza in Italia con un amico, anche lui vittima di un’aggressione violenta. Oltre a loro avrebbero aggredito e stuprato anche una prostituta peruviana transessuale, ora divenuta la testimone chiave. La donna, infatti, come riporta Rai News ha riconosciuto senza ombra di dubbi i suoi quattro stupratoti quasi certamente nordafricani. Dopo aver visto le immagini elaborate dalla polizia scientifica e dalla squadra mobile, oltre a quelle delle differenti telecamere di videosorveglianza nei pressi del luogo dell’aggressione, la peruviana avrebbe identificato il branco. E’ riuscita a farlo anche con immagini in cui i quattro compaiono insieme ad altre persone. Ora spetta agli investigatori il compito di associare i volti dei quattro ai nomi che hanno a disposizione, ma il traguardo è stato giudicato assai vicino. Secondo la testimonianza della prostituta peruviana, i giovani sarebbero stati quattro, due di pelle quasi chiara, gli altri più scuri, i quali l’avrebbero aggredita di spalla con l’intento di rapinarla. Poi l’avrebbero stuprata sebbene la stessa vittima li abbia implorati invano di usare almeno il preservativo. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PARLA LA COPPIA AGGREDITA IN PRECEDENZA
Il dubbio è che lo stesso branco di stupratori formato da quattro giovani, alcuni forse di origine nordafricana, prima di aggredire e violentare la coppia di turisti polacchi lo scorso venerdì a Rimini possa aver compiuto il medesimo crimine anche in precedenza. Precisamente ad una coppia di conviventi che da Varese avevano deciso di trascorrere alcuni giorni di vacanza nella Rimini di Bellariva. Proprio nei pressi di Miramare, teatro dello stupro a scapito della giovane polacca, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, la coppia si accorse di due soggetti che li seguivano in modo sospetto. “Temendo che potessero farci del male, ci siamo divisi e io ho iniziato a correre prendendo le vie limitrofe mentre Alex (nome di fantasia, ndR) mi seguiva a distanza”, ha raccontato la donna ai Carabinieri, nella denuncia fatta qualche ora più tardi, lo scorso 12 agosto. I sospetti furono raggiunti da altri due di cui uno si diresse verso la ragazza e, dopo averla minacciata di stare in silenzio con una bottiglia di vetro, iniziò a palpeggiarla ovunque. “Io continuavo a urlare e così lui ha smesso perché stavo attirando l’attenzione dei residenti”, ha detto. Al convivente è andata peggio. Raggiunto dagli altri tre sarebbe stato picchiato con un pugno in pieno viso e derubato. Stesso modus operandi del branco che ha agito due settimane dopo a scapito della ragazza polacca e del suo amico.
DNA E CELLE TELEFONICHE DECISIVE
La donna vittima della prima aggressione a Rimini, ai Carabinieri ha reso una descrizione sommaria del suo aguzzino: “Etnia africana, altezza circa un metro e ottanta, piuttosto robusto, indossava un cappellino con visiera e una felpa con cappuccio, correva in modo anomalo”. Degli altri tre ha raccontato di aver riconosciuto in due di loro una carnagione olivastra, mentre il terzo era di carnagione chiara, tutti giovani e parlavano bene l’italiano. “Sarei in grado di riconoscere quello che mi ha toccata”, ha aggiunto. E se fosse stata anche in quel caso la stessa gang di violentatori poi entrati in azione anche contro la coppia di turisti polacchi? Non è da escludere ed intanto gli inquirenti procedono con le loro necessarie verifiche. Per almeno due di loro, infatti, la descrizione non collimerebbe con quella fornita dalla ragazza polacca. Sarebbe ancora più grave, però, se le bande in azione nella Rimini di Miramare fossero due. In Questura, intanto, gli inquirenti hanno per le mani i volti dei quattro responsabili dello stupro e della rapina violenta alla trans, testimone chiave. Se però da una parte ci sarebbero le immagini dei presunti autori delle due violenze, tutti giovani maghrebini, dall’altra ci sarebbero 15 nomi al vaglio di tunisini e algerini che potrebbero corrispondere ai primi. Ai fini delle indagini potrebbero risultare estremamente importanti i risultati del Dna sui reperti trovati in spiaggia e le celle telefoniche. Secondo la pista attualmente seguita, non si esclude che il branco fosse assiduo frequentatore della vita notturna. Lo scorso venerdì, all’ora dello stupro ai danni della polacca prima e della transessuale poi, in zona erano aperti solo un minimarket bengalese ed un kebab. Ma mentre nel primo caso domina l’omertà, nel secondo è impossibile raccogliere informazioni dal momento che dalla scorsa domenica la saracinesca è rimasta abbassata.