Sono passate forse nel silenzio quasi totale dei media, eppure le parole dell’inviato del Vaticano a Medjugorje anticipano un tema che diverrà caldissimo nella Chiesa Cattolica entro la fine del 2017: un tema che da anni sottende le particolari apparizioni (ancora in corso) della Madonna ai veggenti bosniaci, ora rischia di arrivare ad un punto si svolta decisiva. «Tutto fa cadere che le apparizioni saranno riconosciute forse entro la fine di quest’anno», spiega l’arcivescovo di Praga, Henryk Hoser, inviato speciale di papa Francesco a Medjugorje negli scorsi mesi per valutare gli aspetti di fede e le esigenze dei fedeli presenti in massa ogni giorno nel Santuario dedicato alla Madonna. Ne ha parlato Il Foglio in un fondo di Matteo Matzuzzi, riportando le conclusioni di Hoser e riflettendo sull’estrema e delicata situazione che ora avverrà in Vaticano nei prossimi mesi: «Hoser ha preso le distanze dal vescovo di Mostar, Ratko Peric che solo qualche mese fa bocciava la relazione della commissione Ruini, definendo false anche le prime sette apparizioni perché fondate su enormi falle dottrinali».



Le parole di Hoser arrivano qualche mese dopo quanto detto da Papa Francesco durante il viaggio a Fatima, proprio sulla natura stessa delle apparizioni: «la relazione Ruini afferma che si devono distinguere le prime apparizioni, che erano ragazzi, e che vanno investigate. Sulle presunte apparizioni attuali», spiegava Bergoglio ai giornalisti di ritorno dal viaggio di Fatima, «io sono più cattivo, preferisco la Madonna Madre che non la Madonna capo di ufficio telegrafico che ogni giorni invia un messaggio. E queste presunte apparizioni non hanno tanto valore: questo lo dico come opinione personale. Chi pensa che la Madonna dica, “venite, quel tal giorno alla tal ora darò un messaggio a quel veggente? No…». Il nodo importante a questo punto rimarrà sulla eventuale differenza tra le prime apparizioni, in via di approvazione, e quelle che invece continuano ad accadere ogni mese: su quelle la Chiesa e lo stesso Papa Francesco rimangono con una riserva prudente che necessiterà altri studi e altre discussioni in futuro.



CONFERMATA LA “TEORIA” DEL CARDINAL SCHONBORN

Hoser nella sua relazione invece ribadisce che sulle prime apparizioni, esattamente come diceva Ruini, «ho un giudizio molto positivo, mentre sul resto è meglio soprassedere anche perché formalmente ancora in corso. Mi trattengo dal giudizio perché questo non è il mio compito», conclude il vescovo inviato dal Papa per acquisire conoscenze più approfondite sulle apparizioni e sulle esigenze dei fedeli che ogni giorni frequentano i luoghi delle apparizioni. La posizione del arcivescovo è tra l’altro sulla stessa scia di un suo più noto collega, Christoph Schonborn (presule di Vienna) che a differenza del vescovo di Mostar ha voluto spesso sottolineare il grande numero di conversioni scaturite dopo un pellegrinaggio a Medjugorje. «Bisogna raccomandare di guardare bene il numero delle conversioni prima di decidere in merito», ammoniva Schonborn.



Come spiega giustamente Matzuzzi, Hoser alle parole del omologo di Vienna aggiunge che sono circa 37 milioni le comunioni e 600 le vocazioni sacerdotali e religiose maturate in questi 36 anni di apparizioni e pellegrinaggi. Ora non resta che capire come deciderà di intervenire Papa Francesco con le conclusioni di Hoser e la relazione di Ruini, anche se secondo lo stesso inviato ceco ci sono buone possibilità che le prime apparizioni vengano riconosciute ufficialmente anche dalla Chiesa Cattolica. Il che sarebbe, dopo 36 anni, una svolta decisamente importante sul complesso scenario delle vicende nella piccola cittadina bosniaca.