Un antiquario di 77 anni ha sparato prima alla moglie, poi al figlio e quindi ha deciso di dar fuoco all’abitazione; infine si è sparato. Questa la successione di eventi drammatici che ha visto protagonista Galeazzo Bartolucci. La tragedia è avvenuta oggi in pieno centro a Ferrara, prima che l’ufficiale giudiziario desse corso allo sfratto esecutivo della famiglia dall’abitazione. Un mese fa era infatti avvenuto il primo accesso di sfratto non eseguito, perché la casa era piena di mobili e quindi da svuotare. Alle 6.30 i Vigili del Fuoco sono stati chiamati sul posto per un incendio sviluppatosi al piano terra della palazzina. Dopo aver domato le fiamme, i pompieri hanno rinvenuto al primo piano della struttura, nell’abitazione dell’antiquario, i corpi anneriti dal fumo della moglie 73enne, Mariella Mangolini, e del figlio 48enne, Giovanni, con segni di colpi di arma da fuoco alla testa. Sono stati anche trovati i corpi senza vita di due gatti. Il 77enne è riuscito a percorrere poche centinaia di metri dalla casa prima di spararsi: il suo corpo è stato trovato invece in via Bocannale, sotto i portici all’altezza della chiesa di Santo Stefano. Mentre i vigili del fuoco erano impegnati nel domare l’incendio, la Polizia è stata allertata per la presenza di un uomo in fin di vita. Le forze dell’ordine lo hanno trovato con il segno di un colpo alla testa e una pistola a tamburo calibro 38 in mano.
FERRARA, OMICIDIO-SUICIDIO: TRAGEDIA IN PIENO CENTRO
IL COMMENTO DELL’ASSESSORE COMUNALE AL WELFARE
Per gli investigatori si tratterebbe di omicidio-suicidio, la cui origine è da ricercare nelle condizioni economiche dell’antiquario, molto noto in città. L’assessore comunale al Welfare di Ferrara, intervenendo sulla tragedia, ha spiegato che la famiglia Bartolucci non si è mai rivolta all’ufficio abitazioni del Comune per richiedere un’eventuale assistenza per emergenza abitativa, né risultano contatti con l’Asp per problematiche sociali. «Resta pertanto una grande amarezza e il rammarico di non aver potuto capire il grande disagio che la famiglia stava vivendo ma che, forse, per dignità ed orgoglio non si è avvicinata ai servizi comunali preposti», ha dichiarato Chiara Sapigni.