Sono critiche serratissime quelle fatte da un medico – in forma anonima, molto probabilmente un’azione congiunta dell’intero reparto di terapia intensiva dove era ricoverato Charlie Gard – nella lettera sul Guardian (ecco qui il nostro speciale dedicato) che da due giorni sta tenendo banco in Inghilterra e non solo. I “leoni da tastiera”, ma anche la Chiesa Cattolica, la Casa Bianca e il Governo Uk, insomma ne ha per tutti quelli che hanno attaccato l’ospedale inglese dando vita al caso mediatico mondiale. «Charlie è stato tenuto in vita per persone come Donald Trump, il Papa e Boris Johnson che improvvisamente erano più esperti di sindrome di deplezione mitocondriale dei nostri migliori consulenti medici», spara a zero la lettera anonima del medico in azione al Great Ormond Street Hospital. «Non volevamo perderlo, non volevamo che i suoi genitori lo perdessero, ma è nostro dovere, un obbligo giuridico e morale, anche dire quando pensiamo che sia abbastanza», prosegue poi il medico rivendicando la paternità di una scelta giusta rispetto al caso del bimbo. La distanza con la famiglia di Charlie e con altri studiosi e medici competenti è parecchia, e l’impressione che lo scontro non finirà qui è abbastanza sviluppata. (agg. di Niccolò Magnani)
CHARLIE GARD, ULTIME NOTIZIE: I GENITORI, NOSTRO FIGLIO HA LOTTATO DA SOLO PER 12 MINUTI
L’ESEMPIO DI PAPA BENEDETTO XVI
La vicenda di Charlie Gard rispolvera, come ormai abbiamo imparato a vedere da qualche mese, tutta quella “battaglia” interna ed esterna alla Chiesa Cattolica sulla difesa della vita, sul rifiuto più netto di ogni tipo di eutanasia, e allo stesso tempo sul delicato e complesso ragionamento su cosa e quando è accanimento terapeutico. Con un editoriale apparso sul quotidiano l’Avvenire, il professore Salvatore Mazza ha voluto ricordare come il lascito e la lezione di Papa Benedetto XVI sui cosiddetti “principi non negoziabili” tenuta nel marzo 2006. «La tutela della vita, sempre. Riconoscimento e promozione della struttura naturale della famiglia. Tutela del diritto dei genitori di educare i propri figli», sono questi i principi, come li ricorda ancora oggi Mazza nel presentare il caso del piccolo Charlie. A quegli stessi principi Papa Ratzinger aveva illuminato anche commentando subito dopo un passaggio decisivo, «Questi principi non sono verità di fede, anche se ricevono ulteriore luce e conferma dalla fede. Essi sono iscritti nella natura umana stessa e quindi sono comuni a tutta l’umanità. L’azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa. Al contrario, tale azione è tanto più necessaria quanto più questi princìpi vengono negati o mal compresi perché ciò costituisce un’offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla giustizia stessa». Non bandiere ma verità, non imposizione ma libertà di riconoscere cosa intende davvero la Chiesa per tutela della vita: come spiega bene Mazza, «non si trattava di una battaglia tra “valori cattolici” e “valori laici”, ma di dare risposta a qualcosa che, appunto, «è iscritto nella natura umana stessa», parafrasando lo stesso Benedetto XVI. (agg. di Niccolò Magnani)
L’ULTIMA LOTTA DI CHARLIE
La sua storia ha commosso il mondo intero: Charlie Gard non sarà dimenticato. Il bambino che ha diviso le coscienze nonostante fosse inconsapevole del suo destino, alla fine è morto, stroncato da una patologia rarissima, la sindrome da deplezione del Dna mitocondriale. Nonostante ciò, il coraggio della sua famiglia è arrivato dritto al cuore di milioni di persone. Hanno tentato l’impossibile per provare a salvare il loro bambino, immedesimandosi in una sorta di Davide contro Golia, dove il gigante era spesso rappresentato dalle istituzioni. A raccontarlo sono stati proprio mamma Connie e papà Chris, in un’intervista straziante rilasciata al Daily Mail. La donna che ha dato alla luce il piccolo Charlie, ammette:”Ho visto il Great Ormond Street (l’ospedale che lo ha avuto in cura negli ultimi mesi sancendo il diritto del bambino di “morire con dignità”, ndr) come un grande pesce e Charlie, io e Chris come piccoli piccoli pesci. È stato terribilmente intimidatorio e stressante trovarci contro un ospedale così potente e che, agli occhi di molti, non può fare alcun male. È altrettanto terrificante capire quanto facilmente i diritti dei genitori possono essere spazzati via”.
IL MOMENTO PIÙ DURO
Uno dei momenti più difficili di questi mesi per i genitori di Charlie Gard è stato quello in cui il tribunale ha sancito che le condizioni del bambino erano peggiorate al punto da non giustificare neanche un tentativo disperato con una sperimentazione. “È stato veramente terribile”, racconta la mamma di Charlie. “Io e Chris stavamo piangendo, il nostro team di avvocati stava piangendo. Sapevamo che quella era la fine”. A rendere ancora più straziante il racconto al Daily Mail dei momenti successivi alla sentenza della Corte Suprema, sono le parole di papà Chris:”Siamo corsi in ospedale e, quando abbiamo visto Charlie nel suo letto, con i suoi pupazzi a forma di scimmie nelle manine, i nostri cuori si sono spezzati. Abbiamo singhiozzato dalla disperazione per tutto questo”. Nonostante il dolore immenso, i genitori avevano almeno un ultimo desiderio: quello di far morire Charlie a casa. “Volevamo solo trascorrere un po’ di giorni in tranquillità insieme a lui, non pensavamo di chiedere troppo”.
GLI ULTIMI MINUTI DI VITA
Nell’intervista rilasciata al Daily Mail dai genitori del piccolo Charlie Gard non si può però fare a meno di negare lo strazio provato da mamma Conney e papà Chris al pensiero degli ultimi minuti di vita del loro bambino. Perché il bambino, una volta stubato, ha lottato più di quanto i medici credessero possibile. Lo ha confermato la madre:”Charlie ha aperto gli occhi e ci ha guardato per l’ultima volta e poi li ha chiusi e se n’è andato. Ci avevano detto che che sarebbe morto 5 o 6 minuti dopo aver staccato le macchine, ma il suo cuore ha smesso di battere dopo 12 minuti”. Dopo la morte, ai genitori è stato consentito di riportare il loro bambino a casa. A preservare il suo corpicino, in attesa dei funerali, un’apposita culla refrigerata:”Una volta arrivati è stato bellissimo sedersi e vederlo, lì, disteso come un bambino qualunque – ha aggiunto la donna – Non più circondato dai macchinari e nulla che oscurasse il suo bellissimo faccino. Vedere il nostro Charlie, a casa, dormire nella sua culla, proprio dove doveva essere”.