La modella inglese di appena 20 anni, rapita a Milano e poi messa all’asta online, ha raccontato ai poliziotti della Squadra Mobile e dello Sco ciò che ricorda di quell’incubo vissuto lo scorso luglio quando è stata sequestrata, dopo essere stata attirata su un finto set fotografico affittato a pochi passi dalla Stazione Centrale. Un racconto choc fatto di percezioni e ricordi in parte sbiaditi ma che bene evidenzia lo stato di inquietudine e paura della giovane, della quale non è stata diffusa l’identità. A riportare le sue parole è il quotidiano Corriere.it che ripercorre le tappe salienti, dall’11 al 17 luglio scorso, con il sequestro, la sua liberazione ed infine l’arresto del 30enne polacco Pavel Lukas Herba. Quest’ultimo è solo uno dei rapitori della giovane modella, la quale ha però dichiarato di aver percepito la presenza di cinque persone ma di averne visti solo due. Riconosciuto nel corso di un sopralluogo anche il casolare di montagna a Lemie, nel Torinese, dove è stata condotta, rinchiusa nel bagagliaio di una station wagon, dopo tre interminabili ore di viaggio e paura.
MODELLA SEQUESTRATA E MESSA ALL’ASTA: IL RACCONTO DAL SEQUESTRO ALLA LIBERAZIONE
IL VIAGGIO VERSO IL CASOLARE
La modella 20enne ricorda con nitidezza l’inizio dell’incubo. “Una persona con i guanti neri da dietro mi ha messo una mano sul collo ed una sulla bocca”: esordisce così il suo racconto, che prosegue con l’iniezione nel braccio destro da parte di una seconda persona “con passamontagna nero”. Solo in seguito alle analisi si è scoperto che la sostanza iniettata era la pericolosissima ketamina. La giovane avrebbe perso conoscenza ed al suo risveglio ha raccontato di essersi trovata in nel baule di un’auto con polsi e caviglie legati, nastro adesivo sulla bocca ed all’interno di un sacco con un piccolo spiraglio, il solo a permettergli di respirare. Durante quel viaggio che sembrava avere come unica meta l’inferno, sono state tre in totale le pause, una ogni 45 minuti circa, “a causa dei miei continui lamenti e movimenti nel sacco”, durante le quali uno degli ‘incappucciati’ provvedeva a buttarle acqua gasata direttamente nella bocca. Poi l’arrivo al casolare, dove la modella è stata costretta a restare sul pavimento, in un sacco a pelo, immobile a causa delle manette a mani e piedi agganciate ad una cassettiera.
BLACK DEATH DIETRO IL SEQUESTRO DELLA 20ENNE?
Dopo il racconto dei momenti drammatici del sequestro, è stato riservato spazio alla parte meno chiara dell’intera vicenda, ovvero quella che ha preceduto il rilascio e successivamente l’arresto del polacco. E’ stato quest’ultimo, secondo la modella inglese, a farsi avanti a volto scoperto ed a comunicarle nella sua lingua il cambio di programma. Dopo aver parlato al telefono col suo capo, le avrebbe comunicato di aver preso “la persona sbagliata”. “Io non dovevo essere presa perché il capo aveva visto sul mio profilo Instagram alcune foto da cui era evidente che io sono una mamma con un bambino piccolo, e questo era contro le regole dell’organizzazione”, ha spiegato la 20enne che ha rischiato di finire all’asta online a partire dalla cifra di 300mila dollari in bitcoin, come previsto dall’organizzazione criminale Black Death che agisce sul deep web. In merito al 30enne arrestato – che nel frattempo ha dichiarato di aver liberato la giovane perché non d’accordo con simili pratiche, ammettendo di aver scritto dal suo pc la mail di riscatto in quanto obbligato a farlo da tre rumeni – la modella ha chiarito di non essere stata violentata. Quindi MD, come si fa chiamare, le avrebbe spiegato che la sua prigionia non sarebbe potuta cessare in quanto l’organizzazione aveva messo online due sue foto pubblicate mentre era in stato di incoscienza su un sito riconducibile ai Black Death ed alcuni utenti avevano già espresso interesse per la sua vendita. “MD mi ha chiesto di fornirgli tre nomi di persone abbienti da me conosciute in grado di fornire 50.000 euro entro un mese” dal suo rilascio e la giovane lo avrebbe fatto.
POLACCO ARRESTATO: “PERICOLOSO E MITOMANE”
Pavel Lukas Herba con la sua versione ad oggi fornita non ha affatto convinto gli inquirenti ed il pm Storani, i quali lo hanno definito come “un soggetto pericoloso che presenta aspetti di mitomania” l punto da dirsi disposto a fare il killer a pagamento. Alla modella rapita ha raccontato che negli ultimi 5 anni è arrivato a guadagnare fino a 15 milioni di euro, poi le ha spiegato anche la sorte delle ragazze vendute all’asta. “Tutte le ragazze sono destinate ai Paesi arabi, che quando l’acquirente si è stancato della ragazza comprata all’asta la può regalare ad altre persone, e che quando non è più di interesse viene data “in pasto alle tigri””, ha raccontato agli inquirenti la modella inglese. Le indagini intanto proseguono e la procura Milanese ha già messo le mani sul computer del 30enne arrestato al fine di fare chiarezza sulla parte più ombrosa dell’intera vicenda e che fa riferimento all’intricato rebus dei rapimenti seguiti dalle aste online di ragazze.